L’aggiornamento dei dati relativi al mercato italiano del factoring è stato possibile grazie all’analisi e all’elaborazione delle statistiche diffuse da Assifact (Associazione italiana per il factoring), l’associazione di categoria delle società di factoring che esprime la quasi totalità degli operatori attivi in Italia. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2012, sono relativi alle consistenze di crediti in essere alla fine dell’anno e ai flussi di turnover annui.
Nell’ultimo triennio il numero di società associate Assifact è rimasto sostanzialmente stabile, così come il numero di operatori esteri censiti (8 su 36 a fine 2012).
Il turnover per l’esercizio 2012 si è attestato a circa 175 miliardi di euro, in crescita del 3,8% rispetto all’esercizio precedente. La quota dei soggetti esteri è pari a 36,9 miliardi di euro (21%). Seppur tendenzialmente stabile rispetto all’esercizio 2011, la quota detenuta dai soggetti esteri risulta inferiore a quella registrata nel 2007, anno in cui si sono completati alcuni processi di concentrazione che hanno portato intermediari esteri ad acquisire operatori italiani.
Per quanto attiene all’operatività per singolo associato, il mercato è piuttosto concentrato: la market share dei primi tre intermediari sul turnover complessivo di mercato è pari al 62,2%. In terza posizione si colloca il primo operatore estero, con una quota individuale del 15,2% del mercato. Tale intermediario detiene circa il 72% della quota di turnover riconducibile alle società di factoring estere.
Tab. 6 – Presenza degli operatori esteri e distribuzione del turnover sul mercato italiano del factoring per origine degli intermediari (2007/12, valori monetari in miliardi di euro) – Fonte: rielaborazione propria su dati Assifact
2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | |
N° associate | 35 | 35 | 34 | 35 | 36 | 34 |
di cui: italiane | 27 | 27 | 25 | 27 | 28 | 26 |
di cui estere | 8 | 8 | 9 | 8 | 8 | 8 |
Turnover | 108,8 | 121,6 | 117,2 | 136,8 | 168,9 | 175,3 |
di cui: intermed. esteri | 24,8 | 30,1 | 29,3 | 31,4 | 36,4 | 36,9 |
quota % intermed. esteri | 22,8 | 24,7 | 25,0 | 23,0 | 21,6 | 21,1 |
Nota: i dati si riferiscono al flusso di turnover per l’intero anno.
Oltre al dato del flusso di turnover, è interessante esaminare anche il trend nel tempo dello stock dei crediti in essere (cd. outstanding). Nel triennio 2010/12 lo stock dei crediti in essere risulta notevolmente aumentato rispetto all’esercizio 2009. In particolare, si è passati dai 32,5 miliardi di euro a fine 2009 a 57,5 miliardi di euro nel 2012 (+76,7% rispetto all’esercizio 2009).
Nel 2012, lo stock di crediti riconducibile a soggetti esteri, pari a 11,9 miliardi di euro (tab.7), è risultato in calo del 23% rispetto all’anno precedente; ciò ha determinato anche un calo di circa 6 punti percentuali nella quota di mercato sull’outstanding detenuta dagli intermediari esteri.
Le classifiche individuali per operatore riferite ai crediti in essere evidenziano, come già rilevato con riferimento al turnover, un posizionamento molto importante dei primi tre operatori, i quali detengono il 58% dello stock di crediti in essere al 31 dicembre 2012. Il primo operatore estero, collocato in terza posizione, detiene una quota di mercato individuale del 14,6% e ad esso si può ricondurre circa il 70% dello stock di crediti presenti nel portafoglio degli intermediari esteri.
Tab. 7 – Andamento dei crediti in essere sul mercato italiano del factoring per origine degli intermediari (2007/12, consistenze di fine anno, valori in miliardi di euro e in %) – Fonte: rielaborazione propria su dati Assifact
2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | |
N° di rispondenti | 31 | 34 | 33 | 32 | 35 | 31 |
di cui: intermediari esteri | 6 | 8 | 9 | 8 | 9 | 7 |
Stock di crediti in essere | 39,7 | 85,5 | 32,5 | 50,8 | 57,2 | 57,5 |
di cui: intermediari esteri | 7,1 | 7,8 | 7,1 | 13,5 | 15,5 | 11,9 |
quota% intermed. esteri | 17,8 | 9,1 | 21,9 | 26,5 | 27,0 | 20,6 |
La situazione del mercato del credito, che rimane drammatica e stagnante in termini di crescita dei prestiti bancari, non dipende più (solo) dalla difficoltà delle banche di erogare finanziamenti ma anche dalla domanda, che – come ha recentemente spiegato Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact – è percepita come rischiosa. La richiesta di liquidità da parte delle imprese è ancora soprattutto orientata alla ristrutturazione del debito e alla copertura di fabbisogni di breve/brevissimo termine ai fini della gestione del capitale circolante. Risulta ancora assente la domanda per investimenti. Nonostante questo, il factoring è risultato un efficace strumento di sostegno alle imprese: dopo Regno Unito, Francia e Cina (che dal 2001 rappresenta il primo mercato mondiale), il mercato italiano continua ad essere uno dei più importanti e rappresenta il 14% del totale europeo e il 9% di quello globale. Sulla base delle stime Assifact, l’88% della clientela è rappresentato da imprese private. Un elemento di attenzione peculiare del nostro sistema riguarda l’incidenza – pari a circa il 30% – dei crediti verso la Pubblica Amministrazione, i cui lunghi tempi di pagamento impongono alle imprese l’accesso a forme di finanziamento per lo sconto dei crediti esistenti. Se, da un lato, ciò alimenta la domanda di soluzioni da parte di operatori del factoring, dall’altro il recepimento in Italia della nuova direttiva europea sui ritardi di pagamento (D.Lgs. 9 novembre 2012, n°192) potrebbe determinare un rallentamento della domanda.
Tuttavia, sempre secondo Assifact, l’esperienza anglosassone dimostra esattamente il contrario: nel Regno Unito si paga a meno di 30 giorni e il mercato del factoring è secondo al mondo dopo quello cinese.
Inoltre le procedure della Pubblica Amministrazione sono complicate e quindi l’adeguamento operativo non potrà essere immediato. L’accelerazione di tempi di pagamento, infine, garantirà una maggiore rotatività del monte-crediti con benefici attesi sia per le imprese affidate, in particolare quelle che sono fornitrici della Pubblica Amministrazione, sia per gli enti pubblici stessi. I factor potranno cogliere nuove opportunità di mercato, ad esempio mediante strumenti che facilitino ulteriormente lo smobilizzo della liquidità, con prodotti di tipo “maturity” che potrebbero consentire ai debitori originari di dilazionare il pagamento oltre il termine, offrendo una ulteriore “finestra” di uno-due mesi di flessibilità.
Estratto dal rapporto “BANCHE ED OPERATORI ESTERI IN ITALIA – Tra continuità e innovazione finanziaria – il supporto all’economia del Paese nell’anno 2010”, AIBE in collaborazione con Consilia Business & Management, Giugno 2013.
Gli autori: Carlo Arlotta – Alessandra Piro.