Le proposte del settore del factoring al nuovo Governo

L’emergenza liquidità aggravata dalla crisi energetica impone risposte da parte del nuovo Governo urgenti e decise, su tutti i fronti possibili di sostegno delle imprese, cavalcando l’onda dell’innovazione e della transizione prevista dal PNRR e rompendo anche gli indugi del passato rispetto a procedure amministrative pubbliche rigide e anacronistiche. Le proposte dell’industria del factoring per il supporto della liquidità delle imprese

Il nuovo Governo e il nuovo Parlamento si sono insediati il 22 ottobre in un contesto generale ed economico effettivamente complesso e incerto. Molti i problemi sul tavolo, dall’aumento del costo dell’energia, dei carburanti e delle materie prime alle difficoltà causate dalla guerra in Ucraina, che minano una ripresa economica post pandemia che faceva già fatica a decollare.

Si tratta di questioni che incidono pesantemente sui bilanci delle imprese, che erodono ulteriormente le marginalità e quindi le risorse disponibili, mettendo a rischio anche la capacità di resistenza, soprattutto nel caso delle PMI, e che hanno portano Confindustria e le altre associazioni di categoria dei comparti produttivi a parlare di una nuova emergenza liquidità per le imprese, sottolineando l’urgenza di adottare soluzioni rispetto a questi temi, già a partire dalla prossima legge di bilancio.

Le tematiche economico-finanziarie di sostegno all’economia sono quindi prioritarie e sappiamo essere all’attenzione del nuovo Governo che, nelle dichiarazioni programmatiche, richiama il ruolo fondamentale delle imprese per raggiungere gli obiettivi di crescita del Paese e la necessità di “una rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo, che deve essere paritetico e di reciproca fiducia”, sottolineando che “Chi oggi ha la forza e la volontà di fare impresa in Italia va sostenuto e agevolato,… . Le imprese chiedono soprattutto meno burocrazia, regole chiare e certe, risposte celeri e trasparenti. Affronteremo il problema partendo da una strutturale semplificazione e deregolamentazione dei procedimenti amministrativi per dare stimolo all’economia, alla crescita e agli investimenti”.

Il settore del factoring, che per la natura intrinseca del prodotto sostiene le imprese e ne supporta liquidità ed esigenze gestionali del capitale circolante, da tempo formula all’indirizzo dei vari esecutivi che si sono succeduti proposte di facilitazione dello smobilizzo dei crediti commerciali all’insegna della semplificazione, della riduzione della burocrazia, della chiarezza e certezza delle regole, della celerità delle risposte.

Alla luce di questa convergenza di principi guida, ci auguriamo che il nuovo Governo tenga conto del contributo che il settore del factoring può dare e si renda disponibile a discutere le proposte e i suggerimenti che possono facilitare l’accesso al credito per le imprese tramite lo smobilizzo dei crediti commerciali.

Il factoring è infatti una forma di sostegno della liquidità delle imprese che presenta numerosi benefici sul bilancio (ottimizzando la pianificazione dei flussi di entrata e di uscita, riducendo le tensioni finanziarie e migliorando gli indici) e sulle filiere produttive e, con volumi intermediati che nel 2021 hanno superato 250 miliardi di euro, offre un contributo importante, sia direttamente che con effetto indotto, alla crescita dell’economia reale.

Cavalcando l’onda dell’innovazione e della transizione prevista dal PNRR e rompendo anche gli indugi del passato rispetto a procedure amministrative pubbliche rigide e anacronistiche, l’industria del factoring è in grado di sbloccare ingenti risorse a favore delle imprese che rappresentano il tessuto vitale del Paese.

Il settore ha avviato una profonda trasformazione tecnologica, guidata dallo sviluppo di piattaforme digitali sulle quali i factor stanno progressivamente trasferendo la propria attività e grazie alle quali possono abilitare nuovi modelli di business a favore delle filiere ed efficientare i processi attraverso una sempre maggiore integrazione con i sistemi informativi della clientela.

Grazie a questa evoluzione, il settore può fornire un contributo importante per il raggiungimento degli obiettivi del PNRR, con particolare riferimento a quelli connessi alla digitalizzazione della PA. Nello specifico, il factoring si propone come partner della trasformazione del sistema e della PA nonché promotore del rilancio delle imprese, in particolare delle PMI, agendo come acceleratore della trasformazione con prodotti e servizi dedicati alle missioni del PNRR. Il factoring può svolgere il ruolo di co-finanziatore del piano di ammodernamento della PA e degli investimenti infrastrutturali e di sistema, ma anche quello di sostegno delle aziende e fornitori che erogheranno servizi e prodotti alla PA: la gestione dei cicli economici (incassi e pagamenti) rappresenta infatti un fattore chiave di successo degli investimenti finalizzati alla implementazione del Piano.

È tempo quindi di procedere con un naturale aggiornamento della normativa in materia di cessione del credito, con particolare riferimento a quella relativa alla cessione di crediti PA, che negli anni ha subito appesantimenti e nuovi vincoli anziché miglioramenti.

È tempo di superare le rigidità e le formalità burocratiche e consentire la stipula mediante scrittura privata e comunicazione mediante piattaforma PCC per tutte le cessioni di crediti verso PA.

È tempo di superare il privilegio della PA di rifiuto della cessione, circoscrivendolo a casistiche specifiche e oggettive. Per il debitore ceduto dovrebbe essere indifferente il soggetto a cui pagare la propria obbligazione.

È tempo di valorizzare la connessione fra il SIOPE+, lo SdI e la PCC, permettendo al creditore di accedere alle informazioni relative agli ordini di pagamento collegati alle singole fatture pagate; razionalizzare i portali utilizzati dalle diverse amministrazioni sul territorio nazionale; ridurre gli adempimenti richiesti agli enti prima di procedere al pagamento (es. art 48 bis e DURC); rafforzare e semplificare la certificazione del credito.

È tempo di limitare o abolire, rendendolo inefficace, il ricorso alle clausole di incedibilità dei crediti commerciali, che impediscono alle imprese di smobilizzare i propri crediti in caso di temporanee o durature esigenze di liquidità.

È tempo di eliminare il rischio di revocatoria per le cessioni contro corrispettivo in denaro (cessioni ex L.52/91), tenuto conto della neutralità della cessione del credito dal punto di vista economico e dall’assenza di reali pregiudizi per i creditori. Questa soluzione è infatti già stata prevista per le cartolarizzazioni e per la cessione di crediti certificati a mezzo piattaforma MEF.

È infine necessario riflettere su due temi particolarmente delicati: la definizione di default introdotta dalla normativa europea di vigilanza prudenziale e il meccanismo dello Split payment attualmente in vigore fino a giugno 2023.

Il settore sostiene fortemente la necessità di rivedere la definizione di default e di garantire il riconoscimento delle peculiarità del factoring nell’ambito della normativa europea di vigilanza prudenziale sui requisiti di capitale delle banche.

La DoD prevede che si consideri deteriorato ogni soggetto che presenti, per 90 giorni consecutivi, un ammontare di esposizioni scadute che superi contemporaneamente una soglia assoluta di 500€ (100€ nel caso di esposizioni retail) e una soglia relativa pari all’1% delle esposizioni complessive verso quel soggetto. Il settore ritiene che la disciplina non discrimini adeguatamente (nonostante alcuni sforzi di EBA) le esposizioni connesse a debiti di natura commerciale, il cui ritardo di pagamento non è necessariamente rappresentativo di un deperimento del merito creditizio, rispetto alle esposizioni connesse a debiti di natura finanziaria. Questo può generare distorsioni che possono impattare significativamente sulla “reputazione” creditizia delle imprese smobilizzate e penalizzarne pertanto la possibilità di accesso al credito.

L’industria del factoring sottolinea l’importanza di considerare la peculiarità delle abitudini di pagamento dei crediti commerciali in Italia, anche con riferimento alla PA, e riconoscere la minore rischiosità dell’operazione di factoring. È fondamentale tenere alta l’attenzione sui possibili rischi che possono compromettere le attività di sostegno delle imprese, fra cui taluni aspetti della DoD che possono vanificare gli sforzi messi in campo, incrementando in modo non appropriato il livello dei crediti deteriorati.

Il meccanismo della scissione dei pagamenti, introdotto in Italia dalla Legge di Stabilità 2015 con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale ma superabile dal ricorso ad altri strumenti quali ad esempio la fatturazione elettronica, ha leso l’equilibrio del sistema applicativo dell’IVA e, in particolare, il principio di neutralità dell’imposta sancito dalle disposizioni comunitarie, e ha impattato sulla disponibilità di liquidità delle imprese, soprattutto PMI. Inoltre, anche per le imprese meno colpite dal provvedimento, l’introduzione del meccanismo ha comunque aggiunto un nuovo adempimento burocratico da assolvere e gestire con possibili differenti gradi di complessità, anche in relazione alla necessità di adeguare sistemi organizzativi e informativi. Con giugno 2023 lo split payment dovrebbe venire meno, per la mancata autorizzazione della proroga da parte dell’Unione Europea, e se da un lato si vede con favore il “ritorno alla normalità”, si segnala la ricaduta operativa sulle imprese che dovranno riadattare i propri sistemi gestionali e IT alle vecchie regole. In tal senso, si invita l’esecutivo a tenere conto dei necessari tempi di implementazione delle nuove regole per le imprese.