Fronti aperti per il factoring: i temi in discussione nel 2024

Sono tanti gli argomenti attorno ai quali il factoring si sta confrontando all’inizio del nuovo anno: il nuovo regolamento europeo sui ritardi di pagamento nelle transazioni tra imprese, la legge di Bilancio e le relative previsioni per il ripiano del disavanzo delle regioni, l’evoluzione attesa dei comportamenti del sistema finanziario sul fronte della sostenibilità, e la legge modello UNIDROIT sul Factoring

Lo scenario attuale della nostra economia mantiene i tratti della fine del 2023, con un’invarianza dei tassi d’interesse di riferimento della BCE e il mantenimento dell’obiettivo del ritorno dell’inflazione nel medio termine al 2%, come segnalato nel comunicato stampa del 25 gennaio. In Italia, secondo il recente Bollettino economico della Banca d’Italia, il prodotto è rimasto stazionario nel quarto trimestre del 2023, ma l’occupazione è continuata a crescere. In base alle informazioni preliminari disponibili, nel 2023 sarebbe proseguito inoltre il miglioramento dei conti pubblici. La dinamica dei prestiti bancari rispecchia ancora la debolezza della domanda di finanziamenti e la rigidità dei criteri di offerta. I passati rialzi dei tassi ufficiali continuano a incidere sul costo del credito alle imprese.

In base ai dati disponibili, il factoring nel 2023 ha mantenuto inalterato il proprio contributo al capitale circolante delle imprese, anzi incrementando un po’ gli anticipi sui crediti ceduti, in controtendenza rispetto ai finanziamenti bancari. Anche le aspettative degli operatori per quest’anno sono cautamente positive.
Nel 2024, in ogni caso, la possibilità dell’industria del factoring di sostenere le imprese sarà condizionata dall’evoluzione dello scenario istituzionale e regolamentare.

Si è già affrontato in Fact&news il tema del nuovo regolamento europeo sui ritardi di pagamento nelle transazioni tra imprese, che nella proposta attuale rischia di ingessare le relazioni tra imprese, con il pericolo di essere di fatto inattuabile. Per questi ed altri motivi, il testo proposto dalla Commissione, ora all’esame del Parlamento Europeo, è stato oggetto di un numero assai elevato di proposte di emendamento (oltre 400) che puntano, in particolare, a reintrodurre forme di flessibilità nella negoziazione dei termini contrattuali di pagamento.

Rispetto a questi emendamenti,  Assifact guarda con particolare favore a quelli che puntano a mantenere un approccio rigido verso i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e allo stesso tempo a salvaguardare l’autonomia negoziale delle imprese nel determinare i giorni di credito commerciale verso i propri clienti, facendo comunque leva su strumenti come il factoring che possono aiutare l’impresa a sostenere l’investimento nel proprio capitale circolante grazie alla possibilità di ottenere il pagamento anticipato dei crediti, a ridurre i ritardi di pagamento grazie all’attività di gestione professionale delle fatture e a ridurre il peso degli insoluti grazie alla possibilità di ottenere la garanzia del buon fine del credito (nell’ambito del factoring pro soluto).

L’orientamento del Parlamento, su un tema così tecnico e in prossimità delle elezioni europee, non è facile da individuare, ma ci si augura che, anche nel caso in cui l’attuale proposta della Commissione venga approvata, il Consiglio possa successivamente intervenire.

Un altro fronte che si è aperto recentemente in Italia riguarda la legge di Bilancio, che include una serie di previsioni per il ripiano del disavanzo delle regioni a statuto ordinario che ricalcano quanto già previsto in passato per il ripiano del disavanzo di amministrazione dei comuni sede di capoluogo di città metropolitana dalla legge di bilancio del 2022, riproponendo le stesse criticità e gli stessi dubbi di legittimità delle norme che limitano il diritto di credito dei fornitori della PA.
In particolare, si riconosce alle regioni a statuto ordinario, che presentano un disavanzo di amministrazione particolarmente significativo, un contributo annuo di 20 milioni di euro (per gli anni dal 2024 al 2033), purché pongano in essere una serie di attività.
Gli enti interessati sono chiamati in sostanza ad una ricognizione e quantificazione dei debiti commerciali tramite la predisposizione di un piano di rilevazione dei debiti commerciali certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2023, dandone avviso ai creditori, i quali devono presentare istanza di ammissione al piano nel termine perentorio indicato, a pena automatica cancellazione del credito vantato.
Tale ricognizione è finalizzata ad una definizione transattiva dei debiti rilevati, con l’offerta del pagamento di una somma variabile tra il 40 e l’80 per cento del debito, in relazione alla anzianità del credito. La procedura prevede il blocco delle azioni esecutive e la transazione prevede la rinuncia ad ogni altra pretesa.

Pur comprendendo l’interesse di supportare le regioni in disavanzo, è evidente che il provvedimento presenta numerose criticità che penalizzano le imprese fornitrici della PA. Emerge un sacrificio posto a carico dei creditori (cancellazione automatica del credito, improcedibilità delle azioni esecutive già avviate, impignorabilità delle somme) non bilanciato da un sistema di tutela equivalente. Si chiede anzi al creditore di rinunciare a una percentuale rilevante del proprio credito. Tali previsioni appaiono pertanto gravemente inique per i creditori della Pubblica Amministrazione e financo censurabili dal punto di vista della legittimità costituzionale.

Ma esistono norme e orientamenti regolamentari in grado di creare valore per l’economia e per le imprese in particolare? Certamente sì!

In questo numero di Fact&News si presentano prima di tutto lo stato dell’arte e l’evoluzione attesa dei comportamenti del sistema finanziario sul fronte della sostenibilità, con un approfondimento anche nel settore del factoring. Non vi è dubbio che l’attenzione verso le tematiche ESG è destinata a produrre valore, anche se l’orizzonte temporale di riferimento non è certo breve e le iniziative in atto e previste comportano anche costi e rischi di cui è necessario tenere conto.

Si parla anche, grazie a due contributi davvero eccezionali della prof.sa Maria Chiara Malaguti, Presidente di Unidroit, e di Giorgio De Nova, “padre nobile” della normativa e del contratto di factoring, della legge modello Unidroit sul factoring, di fatto una normativa internazionale basata sulle best practices per il finanziamento delle piccole-medie imprese e delle catene di fornitura globali.
La Legge Modello UNIDROIT sul Factoring è lo strumento giuridico più importante a supporto del finanziamento garantito e del factoring in quasi un decennio. Nonostante la sua recentissima adozione, è stata già implementata da parte di istituzioni finanziarie internazionali quali la IFC e l’EBRD e in vari paesi africani, asiatici e mediorientali. Le sue norme chiare e bilanciate nonché l’ampio supporto ricevuto da parte di governi, industria e comunità giuridica internazionale lasciano ben sperare per un’adozione rapida a livello globale, in paesi sia di tradizione di civil law che di common law.
Essa può costituire un punto di riferimento importante anche per il legislatore italiano. Come sappiamo, la nostra disciplina attuale della cessione dei crediti presenta problemi di coordinamento tra le norme del codice civile, le norme della legge 52/19, le norme della legge 130/1999 e le norme del Codice della crisi in tema di revocatoria, e evidenzia problemi irrisolti, come quello della cessione dei crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione. I progetti in corso relativi alla creazione di una piattaforma digitale per la certificazione e la cessione dei crediti sollevano nuovi problemi di disciplina.La Model Law può essere dunque l’occasione per ripensare in modo organico il tema della disciplina legale della cessione dei crediti.