Studio Pagamenti 2023: i pagamenti commerciali tra inflazione e instabilità

Un’analisi delle abitudini di pagamento delle imprese italiane e internazionali svolta in occasione dello Studio Pagamenti 2023

Come hanno reagito le aziende all’aumento dell’inflazione e all’instabilità internazionale determinata dalle tensioni geopolitiche? È questa la domanda che ci siamo posti e cui abbiamo cercato di rispondere in occasione della presentazione dello Studio Pagamenti 2023

La presentazione della XIX edizione dello Studio Pagamenti, svoltasi il 10 maggio a Milano, in collaborazione con il Corriere della Sera, è stata anche quest’anno un successo grazie ai contributi di numerosi speaker che hanno condiviso con la platea le loro esperienze e raccontato le azioni messe in campo in questo complesso periodo storico.
In questa occasione sono emerse informazioni interessanti rispetto a come l’inflazione e l’incertezza abbiano influito sulle abitudini di pagamento in Italia e nel mondo, in particolare grazie ai dati raccolti a livello nazionale e globale da Cribis e dal gruppo partner Dun & Bradstreet.

Le abitudini di pagamento in Italia
Al 31 marzo 2023 il 40,8% delle realtà italiane analizzate registra pagamenti puntuali (a fine 2022 erano il 40,9% in crescita dal 38,5% del Q4 2021), con un leggero aumento dei ritardi gravi oltre 30 giorni che raggiungono il 9,5% del totale, rispetto al 9,1% dell’ultimo trimestre 2022 (in netto calo rispetto all’11% del Q4 2021).

Le microimprese confermano una performance positiva nella classe di pagamento alla scadenza con una concentrazione del 42,5%, ma registrano anche il più alto livello di ritardi gravi (10,3%).
Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con la maggiore quota di pagamenti regolari (oltre 48%), mentre Sicilia e Calabria occupano le ultime posizioni del ranking regionale con una quota pari al 23,4% e 24,4%.

Analisi delle performance dei settori italiani
A registrare l’aumento più alto nei pagamenti oltre 30 giorni è il settore dei Trasporti, con un peggioramento dei ritardi del +8,2% rispetto a fine 2022 e +54,8% rispetto al 2021. Tra i settori analizzati non sono riusciti a tornare ai livelli pre-pandemia neanche le Industrie chimiche e le Industrie della ceramica, rispettivamente con +5% e +22% rispetto al 2019.
Segnano invece performance positive i settori della Grande Distribuzione e Distribuzione Organizzata ed Energy&Telco, registrando un miglioramento rispettivamente del 22,8% e 22,6% nei ritardi gravi oltre i 30 giorni.

Le abitudini di pagamento in Europa
Nel 2022 i pagamenti alla scadenza sono cresciuti nelle principali economie del mondo, in Italia sono avvenuti nel 40,9% dei casi, in miglioramento rispetto al 2021 (+6,2%), tuttavia il Paese rimane lontano dalle principali economie industrializzate europee, come Germania, UK, Francia e Spagna.

Non sorprende dunque che l’Italia sia solo al 19° posto in Europa per i pagamenti puntuali.

Considerando i Paesi dell’Europa settentrionale, di seguito la classifica dei paesi con maggiori quote di pagatori puntuali:

  • Danimarca (91,8%): nel 2022 questo paese si contraddistingue per le maggiori quote di pagatori puntuali;
  • Seguono Polonia e Olanda con più del 74%: la Polonia mostra una crescita dei pagatori puntuali del +13,7% rispetto all’anno precedente, mentre i ritardi gravi decrescono di oltre il +36%.
  • Svezia: registra un decremento dei pagamenti in ritardo del -63% e raggiunge lo 0,6%.

Meno brillanti le performance dell’Europa meridionale, dove l’Ungheria si contraddistingue per le maggiori quote di pagatori puntuali con il 70,8%, seguita dalla Slovenia con il 53,9%. Bulgaria e Romania invece, registrano meno del 19% nella classe di pagamento alla scadenza.
Il Portogallo è il Paese dell’Europa Meridionale a mostrare i miglioramenti più rilevanti nelle abitudini di pagamento rispetto al 2021, con un incremento dei pagatori puntuali del +22,3%. L’incremento più alto dei ritardi gravi, invece, si registra per la Romania (+31,8%).

Le economie europee più simili per dimensione e tessuto economico a quella italiana mostrano tutte percentuali di pagamenti puntuali più alti dell’Italia, ma non di molto:

  • La Francia mostra un 48,3% di aziende con pagamenti puntuali;
  • La Spagna raggiunge il 46,5%;
  • Il Regno Unito raggiunge il 42,8%;
  • In posizione nettamente migliore la Germania, con il 62,9% di aziende con pagamenti puntuali.

Le abitudini di pagamento nel mondo
Allargando lo sguardo, a livello globale l’Italia si posiziona al 29° posto per pagamenti puntuali. Ma come sono state le performance delle principali economie mondiali lo scorso anno?

Per quanto riguarda le performance di pagamento in America:

  • Negli Stati Uniti, i pagatori puntuali rappresentano più del 57% del totale nel 2022, mentre i ritardi gravi sono diminuiti dell’1,5% rispetto all’anno precedente;
  • Il Canada rispetto al 2021 registra un decremento sia nei pagamenti alla scadenza (-12,3%) sia nei ritardi gravi (-21,9%);
  • In Messico i pagamenti alla scadenza decrescono del 12,4% e raggiungono il 46,4% a fine 2022.

Andando invece ad analizzare le abitudini di pagamento in Asia:

  • La Cina mostra un miglioramento sul fronte dei pagamenti puntuali con il 56,1% del totale (+99,6% rispetto al 2021);
  • Gli Emirati Arabi registrano un aumento significativo delle aziende che pagano in ritardo grave, passando dal 22,4% nel 2021 al 39,7% nel 2022 (+77,2%);
  • Le Filippine si contraddistinguono per la maggiore quota di pagamenti puntuali con il 72,0%, ma i ritardi gravi interessano il 19,5% delle aziende;
  • La Thailandia invece registra solo il 44,1% nella classe di pagamento alla scadenza, con un peggioramento rispetto al 2021 (-19,1%)

Infine, in Oceania, ottime performance per Nuova Zelanda e Australia con più del 70% di pagatori puntuali, mentre in relazione ai pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo la Nuova Zelanda risulta più virtuosa dell’Australia (4,5% vs. 7,4%).

Sfide e prospettive delle imprese italiane e internazionali
Incertezza e inflazione restano i nemici numero uno delle imprese italiane e internazionali. La prima mina gli scambi e le opportunità di crescita, la seconda pesa pesantemente sui margini operativi.
La lotta all’inflazione, condotta dalle banche centrali attraverso ripetuti aumenti dei tassi, ha reso, inoltre, il costo del denaro più alto, complicando l’accesso al credito per molte realtà.

Un accordo di pace tra Russia e Ucraina e la riduzione dell’inflazione sono quanto mai auspicabili per permettere al sistema economico, già provato dalla pandemia da Covid-19, una ripresa decisa.

Per il nostro Paese sarà, inoltre, indispensabile riuscire a raggiungere gli obiettivi richiesti dall’UE nei tempi concordati, in modo da non perdere i preziosi fondi del PNRR. Non ci possiamo permettere ritardi che minerebbero la possibilità di avere a disposizione risorse fondamentali per il rilancio del tessuto sociale e imprenditoriale italiano. E, ovviamente, bisognerà poi sapere gestire e investire i fondi europei con visione e strategia.

In conclusione, ci tengo a sottolineare come l’Italia abbia saputo dimostrare di resistere agli eventi negativi degli ultimi anni, anche se i timori per un aumento dei ritardi gravi nei pagamenti ci sono, come abbiamo visto.