Monitoraggio rischi di credito a tutela degli attivi di bilancio del factor
Il servizio di monitoraggio nelle società di factoring esercita la sorveglianza sistematica e continuativa sui rischi di credito, tutelando gli attivi di bilancio anche attraverso la corretta classificazione dei soggetti affidati
Nel corso del 2022, Assifact ha costituito un gruppo di lavoro in seno alla Commissione Crediti e Risk Management, con l’obiettivo di approfondire la tematica del “monitoraggio” e quindi di definirne perimetri operativi, best practice ed impatti bilancistici.
Tra le principali caratteristiche del monitoraggio si sottolinea quella di essere rafforzativo ai controlli di linea (primo livello) con un effetto enfatizzato dal carattere di terzietà (“esterno” al processo produttivo). L’obiettivo fondamentale è di intercettare gli elementi di rischio in una fase antecedente la loro manifestazione conclamata, e, nelle migliori practice, utilizzando strumenti preordinati ad essere solo in parte rilevatori di comportamenti già accaduti, in parte anche anticipativi di successive escalation peggiorative.
Nella definizione delle modalità operative del servizio, la scelta operata sul piano metodologico costituisce un momento importante, in quanto deve essere in grado di assicurare e garantire compiutamente la capacità dell’azienda di intercettare tempestivamente i fenomeni, di censirli, di organizzarli e correlarli tra loro, in modo da valorizzarne opportunamente il valore segnaletico che si cela nei numeri.
Dopo la fase di “acquisizione/affidamento”, segue una fase evolutiva successiva, durante la quale i rischi assunti possono manifestare fenomenologie a complessità crescenti, dando luogo a tipologie e fattispecie che cambiano la sostanziale conformazione dei rischi rispetto alla fase di origine, ponendo l’azienda davanti a realtà che si sono profondamente trasformate e talvolta foriere di gravi perdite. È richiesta pertanto, quale connotato essenziale dell’attività di monitoraggio, la capacità di essere efficaci nella comprensione delle trasformazioni e dei cambiamenti che vengono ad interessare i soggetti affidati e che poi si riflettono sulle strutture e sugli equilibri del bilancio. Ciò si concretizza attraverso il cambiamento dello stato di rischio delle controparti, al quale fanno riscontro specifiche “azioni operative” riferite agli stati di rischio, tra le quali anche un’efficiente verifica temporale delle duration della permanenza dei soggetti negli stati di rischio attribuiti. Lunghe durate contraddicono il presupposto logico della permanenza in uno stato “alterato”, sia esso “watch list” o anche “inadempienza probabile”, che per definizione sono stati “temporanei”.
In ultima analisi l’impianto serve a dimostrare di avere la capacità di misurare lo stato dei soggetti affidati e i crediti sottostanti, nelle rispettive evoluzioni nel corso del tempo, intercettandone variazioni e promuovendo reazioni da parte delle strutture operative. In tale ruolo il sistema di monitoring contribuisce in modo spesso “silente” alla messa in sicurezza degli attivi aziendali, prevenendo ex ante i fenomeni patologici attraverso l’intensificazione delle azioni nel tempo da parte delle strutture. Risulta pertanto centrale anche la disponibilità di algoritmi statistici che anticipino il verificarsi dei fenomeni stessi (ad esempio regressioni logistiche su dati di natura economica e finanziaria), in modo da applicare una logica “forward looking”.
I lavori della Commissione hanno evidenziato forme differenziate di organizzazione del sistema di controlli, da ricondurre chiaramente alle specificità dei singoli portafogli, anche in funzione delle categorie di appartenenza dei soggetti affidati (pubblico, privato, PMI, corporate, etc.) e del relativo peso, consentendo altresì di rimarcare le specificità del monitoraggio creditizio nel factoring. I diversi sistemi fanno “cose diverse”, ma condividono l’architettura di base, pur magari impiegando differenti KPI. Lo scopo resta quello di osservare i soggetti sotto il profilo dei mutamenti di “stato” e di “comportamento”, fornendo l’input alle strutture operative per azionare interventi specifici.
In questa prospettiva, l’attenzione del monitoraggio si articola, con intensità variabile in funzione dell’allocazione del rischio fra le controparti del factor, sia sul cedente che sul debitore ceduto, con logiche proprie e KPI specifici, che mirano (ad esempio) a focalizzare l’attenzione sull’evoluzione dei fenomeni che minano l’autoliquidabilità dell’operazione (ad esempio, l’andamento in termini di dilution o retrocessioni) e sui comportamenti di pagamento del debitore. In taluni contesti il Servizio gode di specifiche deleghe operative, come il blocco dei conti e/o dell’operatività, ma il fondamento condiviso da tutti i sistemi resta quello di suddividere il portafoglio per grado di rischiosità associandone un complesso articolato di azioni operative in funzione delle singole classificazioni, in modo che non si tratti mai semplicemente di un mero “attributo”.
Alla stregua di una “sentinella sulla linea del confine”, il Monitoraggio assicura un costante adeguamento della valutazione della qualità del credito, impattando sulla corretta politica di accantonamento e sulla trasparenza del bilancio, fornendo così anche un contributo alla formazione dell’utile d’esercizio. Se immaginassimo per un istante l’ipotetico congelamento del funding in una società di factoring, con il venir meno del volano degli accantonamenti, assisteremmo immediatamente alla necessità di presidiare con rigore le evoluzioni dell’attivo di bilancio a difesa del risultato ultimo di bilancio. Anche la recente nuova definizione di default emanata da EBA ha enfatizzato la necessità di presidiare gli scaduti, per via degli impatti sulle politiche di riservazione e per gli effetti di bilancio. Per le caratteristiche proprie della normativa sulla definizione di default, il monitoraggio delle posizioni oltre soglia diventa cruciale in particolare nel caso del debitore ceduto, in quanto il ritardo nel pagamento di fatture commerciali sfocia rapidamente, soprattutto se ripetuto, in un “default” prudenziale. Una attenzione costante agli sviluppi della posizione del debitore nell’ambito delle soglie di materialità ai fini della DoD è resa necessaria dal fatto che eventuali ritardi di pagamento su debiti di fornitura possono generare un default sull’intera posizione del soggetto, anche esteso all’intera esposizione del gruppo.
Tutti i sistemi osservati prescindono invece dai controlli di conformità, così come dai controlli di secondo livello, restando controlli rafforzativi di primo livello, con il pregio della “terzietà”, che ne assicura l’indipendenza di giudizio e l’assenza del conflitto d’interessi. In questa prospettiva complessiva, la funzione si incardina, a livello organizzativo, a diretto riporto del DG, o del CLO o del CRO, a seconda dei modelli organizzativi e del tipo di controllo svolto dalla funzione.
In ultimo un’osservazione sulla digitalizzazione dei processi: dai lavori della Commissione è emerso un interesse diffuso degli operatori del mercato circa la rilevazione automatica delle informazioni inerenti allo stato dei soggetti e dei comportamenti direttamente dal sistema delle fonti utilizzate (interne ed esterne). Si tratta di processi ancora variamente incipienti, “a macchia di leopardo” lungo il processo produttivo, e in uno stadio ancora incompiuto sotto il profilo infra-strutturale, che sconta investimenti comunque di un certo rilievo. La prospettiva, tuttavia, è in questa direzione, tendente ad un futuro dove all’elevata automazione di processo corrisponderà anche il venir meno della necessità di rinnovare periodicamente gli affidamenti concessi, in quanto puntualmente già monitorati in corso d’opera.
In prospettiva, l’accelerazione del processo di innovazione e digitalizzazione, coordinando ove presenti anche le fonti disponibili a livello di gruppo, può contribuire all’ulteriore potenziamento dei processi di monitoraggio, anche attraverso un utilizzo maggiore di modelli predittivi, con il fine di assicurare un presidio quanto più tempestivo, efficace e proattivo possibile, a giovamento della qualità complessiva del portafoglio crediti delle società di factoring. Una maggiore integrazione dei processi di monitoraggio e dei processi di valutazione creditizia comporterebbe altresì, di pari passo alla maggiore disponibilità di dati elaborati, la riduzione degli spazi di discrezionalità, traghettando progressivamente tutto il sistema di affidamento verso il campo delle “decisioni razionali”, che rappresenta una condizione a tendere rispetto all’attuale contesto decisionale in “regime di incertezza”.