Maire: innovazione, flessibilità e factoring per competere nel mondo

Dal palco dell’evento “Nuovi Mercati, Nuove Soluzioni: Il Factoring come Leva per l’Internazionalizzazione”, il gruppo Maire racconta la complessità dei mercati globali e testimonia come la capacità di gestire il factoring internazionale sia un fattore competitivo per l’export italiano

Il 16 ottobre, sul palco dell’evento “Nuovi Mercati, Nuove Soluzioni: Il Factoring come Leva per l’Internazionalizzazione” organizzato da Assifact e ospitato da UniCredit Factoring presso la UniCredit Tower Hall, abbiamo avuto l’occasione di ascoltare l’esperienza concreta di Maire, un grande gruppo italiano operativo nei settori dell’ingegneria, della tecnologia e dell’energia e specializzato in soluzioni tecnologiche dedicate alla transizione energetica.

Alberto Pelizza, Group Finance Vice President Maire, e Roberta Nicosia, Trade & Export Finance Officer Maire, ci hanno raccontato una storia che parla di innovazione, internazionalizzazione, mercati complessi da affrontare con strumenti finanziari che diventano leve strategiche e fattori chiave per la competitività; una storia che parte da lontano, dalle radici nella chimica industriale italiana, e arriva oggi a guidare la transizione energetica in oltre 50 paesi.

Un gruppo con radici italiane che cresce a livello globale e guarda avanti

Le radici di Maire affondano nella grande industria italiana, tra Edison, Montecatini e Fiat. Negli anni ’30 nasce Fiat Engineering, mentre nel 1973 Montedison dà vita a Tecnimont. Tra il 2004 e il 2005, l’imprenditore Fabrizio Di Amato unisce queste competenze acquisendo Fiat Engineering e Tecnimont, creando il gruppo Maire Tecnimont. Quotato in Borsa nel 2007, il gruppo avvia una rapida espansione internazionale con acquisizioni strategiche in India, Olanda e nel settore delle tecnologie per idrogeno e fertilizzanti. Dal 2018, con NextChem, Maire accelera sulla chimica verde e nel 2024 assume il nome Maire S.p.A., simbolo di una strategia orientata alla transizione energetica.

Oggi, con quasi 10.000 dipendenti e un fatturato che nel 2025 supererà i 6 miliardi di euro, Maire sviluppa soluzioni tecnologiche per ridurre le emissioni di CO₂, produrre fertilizzanti da fonti non fossili, generare idrogeno e carburanti sostenibili. A queste soluzioni si affianca la capacità di progettare e realizzare impianti industriali complessi, in un percorso che parte dalla chimica italiana e guarda al futuro dell’energia, in un processo evolutivo anche piuttosto rapido e in mercati che spaziano dal Medio Oriente all’Asia centrale, dove la presenza è cresciuta recentemente dal 1% al 31% del portafoglio in pochi mesi.

Dopo un primo semestre che ha registrato più di tre miliardi di fatturato, Maire dispone di un portafoglio residuo di progetti da realizzare pari a circa 16 miliardi di euro, una cifra che conferma la sua posizione di azienda di grandi dimensioni nel panorama italiano. A livello internazionale, pur non essendo considerata un gigante del settore, il gruppo è riconosciuto e apprezzato per le sue competenze e per l’affidabilità che lo contraddistingue. La solidità tecnica e la reputazione costruita nel tempo ne fanno un player stimato, con un mercato globale che vede la presenza di competitor di dimensioni superiori.

Il factoring come leva strategica

Dietro i grandi numeri ci sono sfide quotidiane da affrontare, fra cui la necessità di sostenere il capitale circolante in contesti globali complessi.

La complessità deriva soprattutto dalle aree geografiche in cui il gruppo opera. La prima criticità riguarda il livello di interesse del mercato verso alcuni Paesi, unito alle complessità normative di ciascuna giurisdizione. Operare in oltre 50 paesi significa affrontare ostacoli che vanno oltre la finanza: normative locali difformi, requisiti di compliance, la gestione di valute esotiche, e soprattutto la notifica della cessione, che presenta incertezza e regole non uniformi a livello internazionale. Tuttavia, anche se si uniformassero a livello internazionale le normative sulla notifica, per Maire la situazione cambierebbe poco perché i clienti spesso non accettano interlocutori diversi e la notifica è scarsamente praticabile per ragioni commerciali.

Per Maire il factoring, strutturato nella forma pro soluto, rappresenta uno strumento strategico perché consente di sostenere il capitale circolante senza intaccare i fidi bancari destinati ad altre esigenze operative. Il factoring internazionale non è solo uno strumento finanziario, ma un vantaggio competitivo.

Poter contare su soluzioni pro soluto ci permette di negoziare termini di pagamento che possono fare la differenza tra vincere o perdere una gara, ha spiegato Alberto Pelizza, Group Finance Vice President, una gara che vale miliardi e che coinvolge centinaia di imprese italiane nella filiera.

Nella complessità operativa in cui si muove Maire, il factoring internazionale significa non limitarsi a lavorare con operatori italiani: il gruppo collabora direttamente anche con factor esteri, senza ricorrere al modello del Two Factor System. Una scelta dettata dall’esigenza di avere maggiore capacità operativa e familiarità con i quadri normativi locali, elementi che aumentano la possibilità di soddisfare le esigenze del business. Un aspetto importante sono i tempi e le modalità con cui i factor conducono le analisi e le due diligence sulla clientela; il contesto operativo genera una necessità di due diligence rapide e flessibili, con tempistiche non sempre coerenti con quelle di cui i factor avrebbero bisogno.

Più capacità di factoring internazionale significa più export, più competitività e più lavoro per le filiere italiane. Non è solo una questione di bilancio», ha concluso Pelizza. «È una leva per far crescere l’economia.

Gli approcci a confronto e le raccomandazioni di Maire

Con Roberta Nicosia, Trade & Export Finance Officer Maire, si analizzano più dettagliatamente gli approcci adottati dai diversi operatori di factoring a livello globale, che spesso sono eterogenei, e il “planisfero del rischio”.

Le differenze di approccio riguardano diversi aspetti:

  • Appetito per i debitori: alcuni debitori sono molto ricercati dai Factor, mentre altri – pur strategici per la società – sono percepiti come più critici e richiedono maggiore lavoro di preparazione e valorizzazione creditizia.
  • Applicazione della normativa locale: la maggiore flessibilità nelle interpretazioni in contesti normativi ambigui da parte del Factor può rappresentare un vantaggio competitivo rispetto ad altri operatori che adottano criteri più rigidi.
  • Notifica della cessione: i Factor che richiedono la notifica sono automaticamente esclusi dalle operazioni in cui il debitore non gradisce interagire con altre parti; di fatto solo gli operatori che accettano che l’impresa si occupi dell’incasso per conto del Factor possono lavorare con Maire.
  • Due diligence: profondità e tempistiche variano considerevolmente tra operatori, condizionando la rapidità delle loro risposte alle richieste dell’azienda e quindi la fattibilità delle operazioni entro le scadenze da rispettare.
  • Gestione delle valute locali: alcuni Factor, soprattutto quelli presenti localmente, sono più attrezzati a operare in valute diverse da euro e dollaro; per altri, questo è un limite importante.

Con riguardo alle criticità geografiche, è evidente che ogni area geografica in cui opera Maire presenti complessità specifiche:

  • Asia Centrale: il principale ostacolo è la compliance connessa ai legami economici di alcuni Paesi con la Russia. Ciò limita l’appetibilità dei debitori, come nel caso dei recenti progetti acquisiti in Kazakistan.
  • Emirati Arabi Uniti: esiste un registro obbligatorio delle operazioni finanziarie, comprese le cessioni di crediti. Anche senza notifica formale, la registrazione può creare un effetto equivalente, compromettendo operazioni che richiedono riservatezza.
  • Africa (es. Nigeria e Algeria): la sfida principale è l’incertezza sui tempi di incasso. Si conosce la data di scadenza, ma non quella effettiva di pagamento, con conseguente saturazione dei plafond e incremento dei costi. In queste aree la gestione è spesso possibile solo grazie a Factor locali.
  • Nord Africa (gruppi energetici): la domanda di rischio può saturarsi rapidamente, soprattutto quando più operatori finanziari stanno tentando di smobilizzare crediti verso lo stesso debitore che sta sviluppando volumi d’investimento molto rilevanti con il coinvolgimento di diverse imprese europee.

La risposta di Maire alle varie criticità, ha sottolineato Roberta Nicosia, è una rete di 15-20 factor internazionali, con approccio flessibile e capacità di adattarsi alle regole di ogni mercato.

In base all’esperienza di Maire, Alberto Pelizza rivolge ai factor italiani alcune raccomandazioni che sintetizzano il punto di vista delle grandi aziende utilizzatrici:

  1. Maggiore flessibilità
    Ogni operazione richiede adattamenti specifici: contratti, clausole pro soluto/pro solvendo, esigenze degli auditors, strutture di rischio e gestione della notifica. Un approccio più “artigianale” e meno standardizzato è fondamentale.
  2. Capacità di operare in mercati complessi
    Servono strumenti e competenze per gestire Paesi ad alto rischio, valute locali e normative opache. Occorre lavorare sulle competenze, ampliando il raggio d’azione.
  3. Rapidità e semplificazione della due diligence
    Le informazioni disponibili sui debitori non sempre sono perfette. Un sistema di raccolta proprietario o un supporto più efficace nella verifica dei debitori ridurrebbe tempi e complessità.

La disponibilità di factoring internazionale è fondamentale e rappresenta un vantaggio competitivo diretto per le aziende italiane. Poter contare sul factoring consente di:

  • negoziare condizioni di pagamento più flessibili con i clienti esteri;
  • partecipare e vincere gare internazionali in cui i termini di pagamento sono determinanti;
  • sostenere non solo il gruppo esportatore, ma tutta la filiera italiana dei fornitori coinvolti nei progetti.

In sintesi, la testimonianza di Maire dimostra che il factoring internazionale non è un semplice strumento finanziario, ma una leva strategica per competere nei mercati globali. In un contesto in cui la rapidità, la flessibilità e la capacità di operare in scenari complessi fanno la differenza, il dialogo tra imprese e operatori finanziari diventa essenziale per sostenere l’export e rafforzare la competitività dell’intero sistema industriale italiano.