La vera sfida per il factoring internazionale, fra credito e compliance

Quando un’impresa decide di affacciarsi sui mercati internazionali, il tema del rischio è tra i primi a emergere nella mente dell’imprenditore. In particolare, l’assunzione del rischio di credito nelle operazioni cross-border, se in modalità open account, rappresenta una delle principali barriere all’ingresso in nuovi mercati. È proprio in questo scenario che il factoring internazionale si conferma uno strumento particolarmente utile: grazie alla formula pro soluto, esso consente all’impresa esportatrice di tutelarsi dal mancato pagamento del cliente estero.

Tuttavia, il rischio di credito non scompare, ma si trasferisce dal cedente al factor, che a sua volta deve essere in grado di valutarlo e gestirlo efficacemente. La mancanza di una rete bancaria internazionale a cui appoggiarsi può rappresentare un ostacolo per molti operatori, ma il settore ha sviluppato nel tempo soluzioni robuste per superare questi limiti.

Storicamente, la prima risposta a questa esigenza è stata la creazione del 2-factor system attraverso la rete FCI (Factors Chain International), che permette di coinvolgere un factor corrispondente nel Paese del debitore che si occupa di valutare il debitore e gestire l’incasso, favorito dalla prossimità territoriale. Più recentemente, si è inoltre affermata una modalità operativa basata sulla collaborazione tra factor e assicuratori del credito, che consente di trasferire il rischio di insolvenza a soggetti dotati di presenza globale, appetito per il rischio e rating elevati.

Secondo la ricerca promossa da Assifact, in collaborazione con SACE, la maggior parte delle operazioni cross-border avviene oggi tramite canale diretto, con il supporto di un’assicurazione del credito. Il livello di collaborazione con gli assicuratori varia a seconda della tipologia degli operatori: i grandi operatori si limitano spesso alla copertura del rischio, mentre i factor di dimensioni medio-piccole possono arrivare a coinvolgere il partner assicurativo in tutto il processo, dalla valutazione della controparte fino all’eventuale recupero del credito.

Questa modalità diretta è apprezzata per la sua rapidità, flessibilità e minore complessità operativa, ed è oggi preferita nella maggior parte delle transazioni. Il 2-factor system resta però un supporto strategico per operazioni con portafogli particolarmente frammentati, dove la presenza del factor corrispondente è decisiva per assicurare maggiore efficacia ed efficienza nell’incasso dei crediti.

Se il rischio di credito è oggi generalmente ben gestito, emergono tuttavia altri rischi anche più insidiosi, ovvero quelli normativi e operativi. Le complessità legate alla notifica e opponibilità della cessione del credito nelle varie giurisdizioni possono rallentare l’operazione e generare incertezze legali, specie nei Paesi con normative divergenti o poco chiare.

In questi casi, è fondamentale un’attenta due diligence legale (il cosiddetto sanity check), spesso con il supporto di consulenti o pareri legali ad hoc. Anche in questo contesto, la collaborazione con partner assicurativi internazionali o con un factor locale nel 2-factor system può aiutare a superare gli ostacoli normativi più complessi, adottando (se necessario) contratti personalizzati in base alla giurisdizione o, nei casi più difficili, impostando l’operatività senza notifica con il supporto della copertura assicurativa e di appositi presidi legali.

Il factoring internazionale, grazie alla sua capacità di valutare e gestire i rischi tipici dell’operazione, si conferma uno strumento flessibile e strategico per supportare le imprese esportatrici. Per gli operatori del settore, il successo passa dalla capacità di:

  • personalizzare le soluzioni;
  • gestire in modo efficace il rischio di credito;
  • monitorare costantemente le normative internazionali;
  • interpretare correttamente le dinamiche geopolitiche.

In questo modo, il settore del factoring può garantire servizi semplici, rapidi ed efficaci per sostenere le imprese italiane che esportano in modalità open account, contribuendo a consolidare la competitività del Made in Italy sui mercati globali.