Imprese e factoring verso il next normal

Assifact compie 35 anni: dal 1988 aggreghiamo gli operatori del factoring in Italia e favoriamo lo sviluppo efficiente del mercato, rappresentando le principali società del settore nonché numerose società di servizi e studi professionali

 

Verso il finire degli anni Ottanta il factoring era già presente nel sistema finanziario italiano da oltre un ventennio, con un buon grado di diffusione presso le imprese. Il prodotto aveva assunto ormai una configurazione tecnico-economica adatta al nostro mercato, superando la precedente assimilazione a modelli anglosassoni. Avviandosi al termine le restrizioni creditizie (massimale sugli impieghi e vincolo di portafoglio) che avevano decretato la forte crescita del factoring come strumento sostitutivo del credito bancario, esso cominciava ad affermare la sua funzione complementare di sostegno al capitale circolante delle imprese. La domanda manteneva comunque una componente finanziaria piuttosto marcata, con un’attenzione crescente al profilo della puntualità dei pagamenti.

L’offerta era costituita essenzialmente da intermediari finanziari di origine bancaria e industriale, anche di natura pubblica. Si trattava di un settore ancora non regolamentato: successivamente proprio la legge 52 del 1991 sulla disciplina della cessione dei crediti di impresa introdusse, all’articolo 2, poi abrogato dall’entrata in vigore del TUB,  la prospettiva di un controllo soggettivo sulle società di factoring, attraverso l’istituzione di un “Albo delle imprese che esercitano l’attività di cessione dei crediti”.

In questo scenario è nata, nel 1988, ASSIFACT ad iniziativa di un gruppo di 12 factors, ai quali si aggiunsero negli anni immediatamente successivi numerosi altri operatori, di matrice sia finanziaria sia industriale, dando così all’associazione fin dall’avvio un’ampia rappresentatività del mercato.
Chiedersi cosa è cambiato in questi 35 anni sarebbe ovviamente velleitario. Chiediamoci invece che cosa ha imparato l’industria del factoring in questo lungo periodo, preparandosi oggi ad affrontare nuove sfide in un contesto che continua a cambiare (quale sarà il next normal?)

La domanda di factoring è orientata dai bisogni della clientela, la quale non guarda tanto alle caratteristiche istituzioni dell’offerta (banca universale, banca specializzata, intermediario finanziario vigilato, società captive, società fintech, soggetti coinvolti nella SCF) ma al soddisfacimento delle proprie esigenze, che possono variare anche molto bruscamente in relazione a cambiamenti di contesto o di mercato.

Il factoring è uno strumento molto flessibile e quindi si può adattare con una buona duttilità, più di altri prodotti finanziari, alle dinamiche della domanda. Ha una apprezzabile capacità di innovazione, che lo rende spesso piuttosto competitivo, tenuto conto anche di un equilibrio tra pricing, costi e rischi dei factors invidiabile. Ciò ha funzionato anche durante le crisi economiche, finanziarie, sanitarie e geopolitiche in un arco di tempo piuttosto significativo.

In un contesto che, dopo qualche illusione di deregulation, si è rivelato in realtà sempre più regolamentato, almeno nel contesto europeo, è fondamentale oggi più che mai che sia possibile assicurare un efficace fine tuning di norme e controlli sul settore del factoring, in grado di conciliare uniformità della regolamentazione e supervisione con il rispetto delle specificità del prodotto. Tutte le volte che ci si è riusciti, il settore ha svolto un ruolo formidabile di sostegno delle imprese. Dove ciò non è stato possibile, a rimetterci sono state queste ultime. Come spesso accade, la buona taratura dei controlli è cruciale per assicurare le giuste condizioni alla base del successo di soluzioni e iniziative dell’industria finanziaria.