Il gusto della ripartenza: Caffitaly tra qualità, innovazione e factoring

La storia di un’azienda che ha superato una crisi finanziaria grazie a un piano strategico basato su qualità e innovazione e sul supporto di un’operazione di factoring mirata

Quando si parla di caffè in Italia, si pensa alla tradizione, alla qualità e al rito quotidiano. Ma dietro ogni tazzina di caffè c’è un mondo industriale complesso, fatto di selezione delle materie prime, investimenti, tecnologia e sfide globali. È la storia di Caffitaly, azienda nata nel 2005 da un’intuizione visionaria di alcuni imprenditori storici del settore e oggi protagonista di una ripartenza che passa anche attraverso il factoring.

Un’idea che ha rivoluzionato il caffè in capsule

Caffitaly nasce nel 2005, in un momento in cui il mercato delle capsule era ancora agli inizi. L’intuizione fu di Sergio Zappella, fondatore di Saeco, insieme a un gruppo di manager con una lunga esperienza nel mondo del caffè. L’idea? Creare un sistema innovativo chiuso che garantisse qualità superiore rispetto alle soluzioni allora disponibili: una combinazione fra una macchina progettata ad hoc e una capsula particolare a due filtri in grado di valorizzare l’aroma del caffè.

Il cuore dell’innovazione è la capsula brevettata: due filtri, uno superiore e uno inferiore, che permettono un’estrazione ottimale e una crema persistente, simile a quella del bar. Ma la vera differenza sta nella quantità: 8 grammi di caffè per capsula, contro i 5 grammi medi delle capsule diffuse sul mercato.

È una scelta che ci caratterizza e che non abbiamo mai voluto cambiare, spiega Andrea Zocchi, CEO di Caffitaly. Avremmo potuto risparmiare, ma la qualità – sia in termini di scelta delle materie prime che di quantità utilizzata – è il nostro DNA.

Il successo non tarda ad arrivare. Nei primi anni, Caffitaly conquista il mercato grazie anche alle partnership con importanti torrefattori internazionali. La crescita è rapida: in pochi anni l’azienda raggiunge i 150 milioni di euro di fatturato, espandendosi in Europa e oltre.

In quegli anni, la struttura industriale si consolida con due stabilimenti: uno storico a Gaggio Montano (BO) e nel 2017 il nuovo imponente stabilimento di Capriate San Gervasio (BG). Grazie alla joint venture con Tres Coracoes, Caffitaly apre uno stabilimento anche in Brasile.

Gli stabilimenti coprono 55 mila metri quadrati di superficie, ospitano oltre 20 linee produttive che sfornano oltre 4 milioni di capsule al giorno, più di un miliardo all’anno.

Sono impianti straordinari per capacità e tecnologia, una meraviglia, il cuore pulsante della nostra produzione», dice con orgoglio Zocchi. Ma richiedono investimenti ingenti e una pianificazione impeccabile, ogni errore pesa.

Negli anni, Caffitaly ha mantenuto una filosofia chiara: nessun compromesso sulla qualità. Le miscele provengono dai migliori Paesi produttori – Brasile, Colombia, Asia, Africa – e la tostatura avviene internamente, con quattro torrefattrici e silos dedicati.

Il caffè è cultura, non solo business, sottolinea Zocchi. E noi vogliamo educare il consumatore alla qualità.

La crisi

Dopo anni di forte espansione e l’ingresso di fondi di private equity, viene delineato un business plan molto ambizioso che purtroppo non ha retto alla realtà di un mercato divenuto sempre più competitivo. Il fortissimo incremento della concorrenza, la corsa alle capsule compatibili, la pressione sui prezzi (il costo del caffè è triplicato) e la mancata capitalizzazione da parte dell’azienda del boom dell’e-commerce durante il Covid hanno pesato sugli equilibri finanziari, portando alla crisi.

Il mercato delle capsule è diventato una giungla», racconta Andrea Zocchi, CEO di Caffitaly. Da pochi attori siamo passati a una moltitudine di competitor, con prezzi stracciati e qualità sacrificata. Noi non abbiamo voluto fare compromessi sulla qualità, ma questo ha avuto un costo.

Gli ingenti investimenti fatti nello stabilimento di Capriate per entrare nel segmento delle capsule compatibili, a fronte di clienti con marginalità ridotta, non hanno generato il ritorno atteso e adeguato.

Nel 2023, con un debito importante e linee di credito in scadenza, l’azienda ha avviato la composizione negoziata della crisi, un percorso lungo e complesso durato 18 mesi.

Il ruolo del factoring

In questa fase critica affrontata con il nuovo strumento previsto dal Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza, il problema non era solo il debito, ma anche la gestione del circolante: i fornitori chiedevano pagamenti anticipati e le banche riducevano le linee di credito.

I clienti però sono rimasti fedeli al prodotto e così la soluzione è arrivata con il factoring, grazie alla collaborazione con Banca CF+, in affiancamento a strumenti ibridi partecipativi. Il factoring è infatti in grado di supportare anche le imprese con tensioni finanziarie, meno appetibile per il settore bancario tradizionale in quanto più rischiose, valorizzando il potenziale dell’impresa: la clientela e la capacità di generare fatturato.

Si è avviata un’operazione di factoring pro solvendo con plafond rotativo su una selezione di debitori ceduti, soprattutto esteri, con finalità principale di anticipazione della liquidità dei crediti ceduti. La fase iniziale dell’operazione ha presentato alcune criticità e complessità, legate alla selezione dei clienti da cedere e alla gestione del passaggio dei pagamenti dei debitori dal fornitore al cessionario ma, superata la fase di rodaggio, l’operazione si è consolidata e si sta già valutando un ampliamento dei debitori da includere.

Abbiamo adottato le regole standard – spiega Marco Conti, Head of GRM Factoring & Cross Selling di Banca CF+ – notificando i debitori ceduti e gestendo il cambio IBAN, anche con clienti esteri, ottenendo incassi regolari e liquidità in 24 ore per Caffitaly. In poco più di un anno l’azienda ha raggiunto un accordo di ristrutturazione del debito e può ora guardare avanti, puntando su nuovi mercati e crescita sostenibile. È l’approccio con cui CF+ opera ogni giorno, affiancando clienti che si trovano in diverse situazioni di tensione finanziaria.

Oltre alla gestione del ciclo attivo e all’ampliamento della base dei debitori ceduti, importante per sostenere la crescita, Caffitaly con Banca CF+ sta ora valutando per il futuro l’utilizzo dello strumento per la gestione del ciclo passivo, coinvolgendo i fornitori, per ottimizzare la pianificazione dei flussi in entrata e in uscita.

Per l’azienda, il factoring è stato più di un supporto temporaneo:

Ha permesso di mantenere la continuità operativa e di affrontare la ristrutturazione senza bloccare la produzione», sottolinea Zocchi. Il factoring è uno strumento flessibile ed è valido aiuto per finanziare il circolante, anche nell’ambito del distressed, quando spesso la banca tradizionale si tira indietro. Il consiglio che darei alle imprese che stanno pensando di ricorrere al factoring è di arrivare preparati: conoscere il portafoglio clienti e predisporre tutto prima della fase di avvio operativo. La fretta è nemica dell’efficienza.

Oggi l’azienda, che conta più di 400 dipendenti, ha un fatturato che si aggira sui 130 milioni di euro, che salgono a 150 milioni considerando la joint venture in Brasile, e distribuisce in oltre 70 Paesi al mondo.

Dalla crisi alla ripresa

Chiusa la fase negoziale della composizione negoziata e affrontata la crisi, Caffitaly guarda avanti con un business plan al 2028 che punta a una crescita del fatturato con obiettivo di circa 200 milioni di euro.

Per Andrea Zocchi le leve per crescere sono principalmente tre: l’apertura di nuovi negozi monomarca in Italia con un concept elegante e raffinato ma al contempo di prossimità, con spazi per degustazioni, che consentano al cliente di fare un’esperienza; il potenziamento dell’e-commerce, con il passaggio su Amazon dal concetto di seller a quello di FBA (Fulfillment by Amazon) ma anche potenziando il canale online diretto di Caffitaly su cui hanno investito molto, puntando anche su un sistema di CRM e loyalty per coinvolgere i clienti anche digitalmente; sviluppare progetti internazionali, come la partnership con Costa Coffee che prevede la produzione di una capsula speciale solo per loro.

Sostenibilità: una sfida obbligata

Produrre capsule significa affrontare il tema ambientale.

Abbiamo già una capsula compostabile certificata per compostaggio industriale», spiega Zocchi. «Stiamo lavorando per quella domestica e valutiamo materiali bio e alluminio riciclabile. È un investimento importante, ma sarà presto imprescindibile.

Possiamo concludere che Caffitaly non è solo un produttore di capsule di caffè: è un’azienda che ha saputo trasformare un’idea in un sistema industriale complesso, con due stabilimenti all’avanguardia, una capacità produttiva di oltre un miliardo di capsule all’anno e una presenza in 70 Paesi. La sua filosofia è chiara: nessun compromesso sulla qualità, investimenti continui in innovazione e una crescente attenzione alla sostenibilità, con progetti su capsule compostabili e materiali riciclabili.

La storia di Caffitaly dimostra che il factoring non è solo uno strumento finanziario, ma una leva strategica per superare le crisi e tornare a crescere. In un mercato globale, dove innovazione e sostenibilità sono la chiave, la capacità di reagire fa la differenza.