Fusioni e acquisizioni nei sistemi finanziari, anche il factoring ne è protagonista

L’ultimo Risk Assessment Report di EBA e lo studio sulla concorrenza nel settore bancario promosso dal Parlamento europeo, pubblicati all’inizio dell’estate, contengono interessanti osservazioni sulle fusioni e acquisizioni nei sistemi finanziari

Si segnala, in particolare, un progressivo declino nel numero di operazioni registrate tra il 2022 e il 2024, anche se, abbracciando un orizzonte più ampio, occorre rilevare che ben 12 delle prime 50 banche europee presenti sul mercato alla fine del 2007 sono successivamente uscite dall’arena competitiva e/o sono state acquisite da altri operatori. Un fenomeno analogo (17 casi) è avvenuto nello stesso periodo negli US.

In linea di principio il progresso dell’integrazione dei mercati crediti e finanziari passa anche da fusioni e acquisizioni, anche se in Europa, contrariamente agli US, le operazioni domestiche sono le più frequenti, alimentando più che altro, scrive il rapporto del Parlamento europeo, un “nazionalismo” bancario, che dovrebbe confrontarsi sempre con le motivazioni economiche, patrimoniali e competitive delle singole M&A. In ogni caso, come EBA sottolinea, negli ultimi mesi si registra un’accelerazione delle operazioni, anche se molte ancora non completate.

La letteratura sulle M&A segnala da tempo che i benefici delle operazioni di M&A annunciate ricadono soprattutto sugli azionisti delle target, mentre il valore creato per quelli delle aziende acquirenti è controverso. Combinando i due effetti, si rileva in genere che hanno più probabilità di creare valore le operazioni di integrazione verticale o orizzontale e di diversificazione fortemente correlata, mentre incursioni in settori e aree di business diversi da quelli del soggetto acquirente registrano più difficoltà, specie in relazione ai costi e agli ostacoli correlati alla integrazione post merger. Ma naturalmente ogni caso è a sé ed è difficile generalizzare. Nel sistema finanziario italiano le casistiche recenti su cui riflettere sono numerose ed anche il settore del factoring ne è protagonista, a testimonianza del fatto che si tratta di un business appetibile, con buone prospettive di crescita.

Come è emerso chiaramente anche dall’ultima assemblea di Assifact lo scenario internazionale è sempre più complesso e di difficile lettura sono le implicazioni per i mercati finanziari, in considerazione anche del fatto che la dimensione geopolitica invade in diverse circostanze la politica economica, piegata al raggiungimento di obiettivi non economici, arrivando a minacciare l’autonomia delle banche centrali.

In Italia la domanda di credito resta debole, in considerazione anche della liquidità disponibile nel sistema e la dinamica dei tassi d’interesse spinge le banche a ricercare margini reddituali nell’offerta di servizi di intermediazione leggera o addirittura non finanziari, dei quali peraltro la cultura della clientela bancaria non sembra ancora in grado di apprezzare i benefici.

La relazione annuale presentata dal Consiglio di Assifact ai propri associati e il nuovo Rapporto sul mercato del factoring mettono in evidenza che Il factoring svolge un ruolo importante per lo sviluppo economico, che si manifesta fondamentalmente con un sostegno, pressoché automatico, al capitale circolante delle imprese, in una logica quindi di complementarità rispetto al credito bancario. Esso consente di migliorare lo standing creditizio di clienti, spesso sottovalutati dai finanziatori tradizionali, fornisce un supporto in occasione delle crisi aziendali e svolge un ruolo anticiclico, come dimostra anche l’andamento del mercato negli ultimi anni.

Oltre 32 mila sono i clienti attivi del factoring, per quasi due terzi rappresentati da piccole e medie imprese.

La struttura dell’offerta è improntata ad una elevata biodiversità ed è composta da intermediari finanziari, da banche generaliste e specializzate, da operatori captive. La concentrazione del settore, probabilmente destinata ad aumentare nei prossimi anni in relazione alle pressioni delle economie di scala, che nel business del factoring sono importanti, e alle strategie di crescita esterna di alcuni operatori particolarmente dinamici, si accompagna ad un livello di concorrenza vivace, come è testimoniato dalle politiche di pricing, piuttosto competitive rispetto ai finanziamenti tradizionali, grazie anche al livello sempre contenuto dei rischi.

Nelle dinamiche di mercato, infine, un focus particolare merita il factoring internazionale, che oggi rappresenta un quarto dei volumi complessivi e ha fatto registrare tassi di crescita significativi, anche nel confronto europeo. L’Associazione sta conducendo uno studio sul tema, per individuare il contributo che il factoring internazionale può dare alla internazionalizzazione delle imprese italiane, che certamente crea valore per l’economia nel suo complesso.