ESG per il factoring tra sfide e opportunità di creazione di valore

Nell’ultimo decennio, l’attenzione agli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) è progressivamente cresciuta fino a rappresentare uno dei temi chiave da parte delle istituzioni internazionali ed europee. Dalla collaborazione tra il Gruppo di Lavoro “ESG per il factoring” di Assifact e PwC deriva il primo approfondimento di settore di analisi qualitativa della tematica ESG per gli attori coinvolti nell’operatività del factoring che identifica e valuta le potenziali leve di valore e i possibili interventi evolutivi del business del factoring ed evidenzia i punti di attenzione per garantire l’aderenza al framework normativo e cogliere le opportunità derivanti dalla transizione ESG

Nell’ultimo decennio, l’attenzione agli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) è progressivamente cresciuta fino a rappresentare uno dei temi chiave da parte delle istituzioni internazionali ed europee. In considerazione di un contesto di mercato e normativo in evoluzione e caratterizzato dalla necessità di garantire l’aderenza al framework normativo e dalle potenziali opportunità di business derivanti dalla transizione ESG, Assifact, congiuntamente a PwC, ha identificato e valutato le potenziali leve di valore e i possibili interventi evolutivi del business del factoring nel corso di un progetto dedicato. Il progetto si concluderà con la pubblicazione di un documento di analisi qualitativa della tematica ESG per gli attori coinvolti nell’operatività del factoring con particolare attenzione agli impatti per i factor. Il documento, elaborato in collaborazione tra il Gruppo di Lavoro “ESG per il factoring” di Assifact e PwC fornirà gli elementi chiave del contesto normativo ESG e un possibile approccio per gli operatori del factoring verso la sostenibilità, declinando i principali aspetti da considerare per avviare il percorso di adeguamento nonché i possibili evolutivi rispetto all’attuale business model.

Le leve di creazione di valore per il factoring

L’adozione di un approccio ESG favorisce la creazione di valore azionando leve che conducono a molteplici benefici. Per i factor sono stati individuati quattro macro-ambiti in cui è possibile individuare leve di valore chiave.

Primo macro-ambito individuato riguarda l’ottimizzazione regolamentare a livello di filiera in cui, per garantire una progressiva aderenza al framework regolamentare e normativo ESG, è possibile delineare delle azioni di adeguamento mirate anche in ottica di creazione di valore per tutti gli stakeholder coinvolti.

Parallelamente, la review del modello di offerta rappresenta un potenziale ambito di creazione di valore ottenibile tramite l’adeguamento del catalogo prodotti, al fine di consolidare la quota di mercato attualmente servita nonché ampliare e diversificare il business.

Il terzo macro-ambito è rappresentato dall’ottimizzazione della strategia di posizionamento a livello di mercato volto a garantire un’efficace comunicazione esterna degli interventi in corso e prospettici in ottica di transizione ESG: in tale contesto, infatti, una chiara rappresentazione al mercato della modalità di integrazione dei fattori e dei rischi ESG conduce a vantaggi di natura reputazionale e comportando una maggior attrattività per i principali attori convolti nel business del factoring.

Infine, le sinergie con trend emergenti, quali ad esempio il Fintech e il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR), possono essere considerati come potenziali “facilitatori” della transizione ESG in quanto possono offrire soluzioni integrate che garantiscono una maggior rapidità ed efficienza (e.g. piattaforme digitali “green”) nonché un’opportunità di ampliamento del business.

Una review mirata del modello di offerta in ottica ESG-driven

L’evoluzione del modello di offerta in ottica ESG rappresenta una possibile leva di creazione di valore che può essere declinata sia attraverso l’evoluzione dei prodotti attuali in funzione del potenziale di configurazione ESG e della disponibilità delle informazioni, sia tramite il ricorso o lo sviluppo di nuovi prodotti.

A titolo di esempio, i factor che presentano un modello di business concentrato su prodotti del factoring tradizionale potrebbero valutare un ampliamento dell’offerta ricorrendo a soluzioni ESG di Supply Chain Finance mentre i factor che già ricorrono a tali programmi potrebbero introdurre criteri ESG con modalità diverse in funzione della tipologia di prodotto e degli attori coinvolti, quali, ad esempio, meccanismi di “barriera all’entrata” / meccanismi premianti, facendo leva sui trend come il Fintech (e.g. soluzioni di piattaforme digitali che includono una valutazione ESG fornita da valutatori terzi).

Entrambe le iniziative sul catalogo prodotti devono essere accompagnate da una review mirata del processo di concessione lungo le prime fasi di data collection fino al monitoraggio post erogazione.

Cedente o ceduto: chi valutare?

Lungo il processo di origination, l’attività di valutazione dell’impresa cedente e del debitore ceduto rappresentano una fase chiave. Nel corso degli approfondimenti effettuati dal Gruppo di Lavoro congiunto, è stata oggetto di analisi la controparte verso cui effettuare la valutazione in ottica ESG, integrando il processo ordinario.

L’orientamento complessivo si è rivolto verso la controparte contrattualizzata, considerando che l’effettiva erogazione del finanziamento viene effettuata a favore della controparte contrattualizzata e che la relazione e la disponibilità informativa su quest’ultima è maggiore.

In particolare, con controparte contrattualizzata ci si riferisce all’impresa cedente nel caso del factoring tradizionale, al debitore ceduto nel caso di maturity con dilazione di pagamento o, ancora, al grande debitore capo filiera nel contesto della Supply Chain Finance. Nell’ipotesi in cui la controparte contrattualizzata sia rappresentata dal cedente, la valutazione di quest’ultima può essere affiancata, con approccio case-by-case, dalla valutazione del debitore ceduto a seconda di driver chiave quali la rilevanza dimensionale, l’outstanding o il turnover atteso nonché la presenza di elementi robusti che qualificano l’attività come sostenibile.

E la commessa?

Oltre alla valutazione della controparte contrattualizzata, anche il processo di selezione e analisi delle fatture può essere adeguato tramite l’individuazione di driver ESG, quali gli obiettivi di sostenibilità dei prodotti e/o dei servizi sottostanti (e.g. fornitura di materiale biodegradabile).

È emerso, infatti, dalle analisi effettuate la rilevanza di integrare il processo di valutazione della Controparte con la valutazione della commessa specifica attraverso un approccio case-by-case. Tale casistica, inoltre, risulta rilevante in operazioni con obiettivi e/o requisiti di sostenibilità, ad esempio in ottica di potenziali sinergie con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il Piano, infatti, è stato strutturato in stretta correlazione con le dimensioni ESG nell’ambito delle Missioni e delle Priorità trasversali e rappresenta un’opportunità per promuovere e favorire la transizione e l’adeguamento ai fattori ESG per factor, imprese clienti e debitori ceduti. L’offerta di prodotti di factoring strettamente connessi al PNRR, l’adeguamento delle procedure di valutazione delle fatture in acquisto e il posizionamento migliore sul mercato, possono consentire ai singoli factor di posizionarsi in maniera ottimale per l’offerta di servizi legati al PNRR consentendo di ampliare la base clienti e il turnover complessivo oltre che di rendere ancora più stabili le relazioni preesistenti.

Un pricingESG-adjusted”: solo costi o anche benefici?

In coerenza con l’evoluzione del catalogo prodotti, è necessario identificare potenziali meccanismi di pricing per includere i fattori ESG in funzione della tipologia di operazione, delle caratteristiche dell’impresa cliente nonché del portafoglio fatture. A titolo di esempio, si può valutare l’applicazione di una riduzione dello sconto sul prezzo di acquisto del portafoglio o meccanismi di “barriera all’entrata”, in funzione della tipologia di prodotto. Dalle analisi effettuate non sono emersi vincoli oggettivi in termini di pricing se non la necessità di garantire la coerenza complessiva con il framework normativo applicabile in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti (in particolare gli Orientamenti EBA pubblicati sul tema a maggio 2020). A tal fine, il processo di pricing deve includere i costi derivanti dall’adeguamento al framework ESG, incluso il costo di acquisizione del rating ESG nonché di reperimento e raccolta delle informazioni. D’altra parte, è necessario tener conto del fatto che tale maggior costo potrà essere mitigato dai potenziali benefici ottenibili in termini di minor costo del capitale e del funding che dipenderanno non solo dall’introduzione di un trattamento prudenziale preferenziale per le esposizioni ai rischi ESG ma anche dall’esito del processo SREP in ambito ESG, oltre che da un accesso ad un numero maggiore di fonti di funding a tassi più vantaggiosi visto il posizionamento ESG raggiunto dal factor.

Quali azioni da attivare a livello di internal governance e di cultura aziendale?

Oltre agli interventi a livello di strategia di business e di catalogo prodotti sono state individuate possibili modalità di adeguamento della governance interna, che si inserisce nel più ampio quadro normativo relativo alla governance interna e alla concessione e monitoraggio dei prestiti.

A tal fine, l’identificazione degli interventi più adeguati dev’essere effettuata secondo un principio di proporzionalità, considerando la tipologia eterogenea del factor a livello di mercato.

Per i factor rappresentati da intermediari finanziari e appartenenti ad un Gruppo Bancario, per esempio, è necessario garantire la coerenza degli adeguamenti a livello di governance interna e assetto organizzativo con le azioni previste a livello di Capogruppo. A titolo di esempio, può essere individuato un referente a livello di factor nel caso in cui la Capogruppo abbia già creato uno o più Comitati ESG ad hoc. Per i factor, invece, nei quali siano presenti comitati endoconsiliari, si potrebbero preferire strutture più snelle, prevedendo, ad esempio, l’integrazione dei comitati già esistenti con personale tecnico, interno o esterno, esperto sulle tematiche di sostenibilità.

Un secondo aspetto chiave da assicurare è rappresentato dalla promozione e diffusione della cultura sui rischi ESG. A tal fine, è necessario assicurare un’adeguata propagazione del livello di propensione ai rischi ESG, delle metriche e dei limiti ad essa relativi definiti a tutti i livelli dell’organizzazione in modo da attuare e diffondere una cultura dei rischi ESG a tutto il personale coinvolto nei processi di assunzione, gestione e monitoraggio di tali rischi nonché nel workflow di concessione del credito attraverso processi, procedure e comunicazioni interne dedicate. Inoltre, risulta un elemento chiave pianificare, sviluppare e attuare programmi di formazione finalizzati a sensibilizzare il personale in merito alle responsabilità in materia di rischi ESG.

Il factoring come “facilitatore” della transizione ESG

Le analisi del Gruppo di Lavoro hanno portato ad individuare molteplici ambiti di adeguamento verso la transizione ESG nel breve e nel medio-lungo periodo riconoscendo nel factoring un potenziale facilitatore della promozione di tale transizione. Se, inizialmente, gli interventi di adeguamento possono comportare costi legati, ad esempio, al reperimento di nuovi dati e a programmi di formazione, a tendere l’integrazione dei fattori e dei rischi ESG potrà mitigare i costi di adeguamento grazie a potenziali benefici in termini di minor costo del capitale e/o del funding nonché a un miglior posizionamento a livello di mercato e al conseguente upside reputazionale.

In generale, l’aderenza al framework ESG e la progressiva transizione verso una finanza sostenibile può garantire una maggiore stabilizzazione del business e creare valore per tutti i player coinvolti nell’operatività del factoring in ottica di filiera. Infine, la progressiva evoluzione dell’operatività dei factor può, da un lato, incentivare le imprese ad attivare o a rafforzare il processo e le iniziative di adeguamento e, dall’altro, garantire un’aderenza crescente del business agli obiettivi di sostenibilità.