Crisi finanziarie, avidità e avarizia: una costante nella storia dell’intermediazione

Dalla Cina al Bangladesh, passando per gli Stati Uniti e l’Europa, le recenti vicende bancarie e finanziarie mettono ancora una volta in luce quanto il sistema finanziario globale resti vulnerabile ai comportamenti opportunistici e speculativi. Avidità e mancanza di etica appaiono elementi ricorrenti – e difficilmente estirpabili – nei rapporti tra intermediari e finanziatori

L’attività bancaria e finanziaria è molto antica ed è sempre stata importante e delicata. I suoi effetti positivi sull’economia e sulla società sono ampiamente noti così come sono noti i suoi rischi, i quali ricadono soprattutto su coloro che, a vario titolo, forniscono risorse agli intermediari sperando di ottenere buoni mix fra rendimento e rischio dei loro impieghi. Gli utilizzatori di tali mezzi finanziari hanno generalmente una forza contrattuale maggiore di quella di coloro che glieli forniscono, nei confronti dei quali talvolta adottano comportamenti spregiudicati. A difesa dei diritti dei finanziatori, da tempo immemore le pubbliche autorità, che li hanno costantemente tenuti al centro della loro attenzione, hanno perciò imposto norme di vario tipo miranti a mantenere l’attività finanziaria entro precisi limiti prudenziali che sono diventati via via più rigidi nel corso del tempo.

L’efficacia di tali limiti è stata tuttavia molto relativa e, in effetti, essi non hanno mai impedito che intermediari spudorati e senza scrupoli producessero fallimenti, frodi, malversazioni, corruzione e altri drammi per coloro che li hanno alimentati con le loro sostanze. I rischi reali dell’attività di taluni intermediari sono così rimasti più o meno come sarebbero stati in assenza dei limiti suddetti, specie per i loro azionisti e i loro creditori, i quali hanno via via perso somme anche molto considerevoli in tutte le parti del mondo e in tutte le epoche.

La “bancarotta“, termine che ben sintetizza anche nel linguaggio moderno la situazione critica di un intermediario finanziario, del resto, risale all’epoca romana,si è affermata soprattutto a partire dal medioevo quando i banchi e i forzieri dei finanzieri in stato di crisi venivano rotti e permane di grande attualità ancora oggi.

Su tali eventi sono stati fatti molti studi concentrati sulle loro modalità tecniche, le quali sono estremamente varie anche se alcune di esse ricorrono più frequentemente di altre.

Anche ai giorni nostri succedono vicende tristi e quasi incredibili. Il loro elenco sarebbe lungo e pressoché impossibile da fare. Mi limiterò a ricordarne alcune recentissime, solo per attirare l’attenzione sulla loro diffusione territoriale nelle varie parti del globo e nelle cause che le hanno determinate ( 1).

Comincio con l’insolvenza avvenuta nel 2023 della gigantesca shadow bank cinese chiamata ZHONGZHI, colpita dalla crisi del mercato immobiliare in cui aveva investito risorse da capogiro. Parliamo infatti di decine di miliardi di dollari. Essa è esplosa non molto tempo dopo il fallimento di un’altra shadow bank ancora più grande chiamata Evergrande ed ha anticipato di poco le difficoltà di una banca di investimento specializzata nella finanza tecnologica, la cosiddetta Bao bank dal nome del suo fondatore, che si è dimesso non essendo più in grado di rimborsare debiti per circa 11 miliardi di dollari. Non è quindi per caso che il partito comunista cinese stia facendo forti pressioni sugli intermediari bancari e non bancari affinché governino meglio i loro rischi, mantengano i profitti entro limiti ragionevoli e rispettino più scrupolosamente le norme, che nel frattempo sono state irrigidite.

Oltre alla Cina, il fenomeno ha riguardato da vicino gli Stati Uniti d’America, in cui  nel settore delle criptovalute sono stati fatti sparire ben 5.6 miliardi di dollari nel solo 2023, cifra superiore del 45% rispetto a quella dell’anno precedente. La filiale americana del gruppo canadese TDbank sarebbe invece entrata in una crisi complessa per la quale è stata colpita da una multa di oltre 3 miliardi di dollari. I suoi dipendenti accettavano infatti regali e tangenti molto cospicue per facilitare il riciclaggio del denaro. Anche la First and People Bank situata nel Kentucky è stata posta sotto controllo dall’autorità di vigilanza locale per la sua pessima situazione finanziaria dovuta al supporto dato a non meglio identificati operatori di “finanza moderna “entrati in crisi. La First National bank Lindsay, situata in Oklahoma, è stata invece chiusa nel 2024 per avere presentato bilanci falsi ed ingannevoli.

In Vietnam è accaduto molto peggio. Una delle donne più ricche del paese, che aveva ottenuto dalla Saigon commercial bank nell’arco di 11 anni crediti per ben 25 miliardi di euro (pari a circa il 3% del Pil nazionale vietnamita per il 2023), non è stata in grado di rimborsarli neppure gradualmente e ha prodotto una crisi per la quale è stata condannata a morte, pena che potrà essere convertita nell’ergastolo solo se almeno i tre quarti di quei debiti saranno ripagati. Con lei sono stati condannati a pene pesanti 25 suoi collaboratori.

Situazione drammatica sembra essere poi quella delle banche del Bangladesh, in cui la corruzione è generalizzata e ha già dato origine a ruberie e distorsioni di fondi per oltre 16 miliardi di euro. Le “rapine”commesse sembrano – afferma l’autorevole quotidiano Le Monde – quelle effettuate da delinquenti comuni puntando il grilletto della pistola alla tempia della vittima. Le operazioni coinvolte comprendevano soprattutto prestiti concessi sapendo che non sarebbero mai stati rimborsati. Il nuovo governo bengalese e il Fondo monetario internazionale stanno cercando di risolvere la situazione, ma le difficoltà che incontrano sono assai rilevanti.

In questo pessimo panorama qui illustrato solo con qualche esempio scelto quasi casualmente figura anche il nostro paese, seppure almeno per il momento in misura meno preoccupante. Le crisi e le frodi non stanno in effetti riguardando particolarmente il sistema bancario italiano bensì soprattutto il mercato delle cripto valute e quello degli intermediari irregolari mascherati da più o meno complesse figure legali. Fra i primi cito il caso di 2139 Exchange, nel quale sono stati recentemente truffati 150.000 investitori, traditi da operazioni irregolari e non autorizzate di trading in cripto valute. Ricordo poi le incredibili piramidi finanziarie costruite sul famosissimo schema Ponzi che, mentre dovrebbe essere ormai così noto che imporrebbe naturalmente di starne alla larga, continuano ad ingannare centinaia di migliaia di persone, anche con discrete conoscenze economiche e un buon livello culturale. Infine, segnalo la chiamata in giudizio di Diretta Sim indagata dalla magistratura torinese per falso in bilancio, corruzione tra privati ed abusiva attività di mediazione creditizia.

Queste crisi hanno finora assunto dimensioni relativamente modeste, ma rimangono uno specchio fedele del nostro paese e continuano ad esistere, come in verità anche altrove, essenzialmente per due motivi riguardanti entrambe le parti in causa. Da un lato, vi è infatti il comportamento degli intermediari di queste crisi improntato al desiderio di fare qualsiasi cosa (lecita ma anche illecita) per cercare di conseguire a tutti costi dei profitti impossibili da ottenere con attività regolari. Dall’altro lato, vi è l’assurdo comportamento di coloro che, pur sapendo di correre rischi più elevati, finanziano intermediari non sempre solidissimi e con reputazione dubbia spinti, tuttavia, anch’essi dal desiderio di ottenere in qualche modo risultati superiori a quelli che otterrebbero con il finanziamento di intermediari più solidi, in forme tecniche tradizionali e legali. I due comportamenti nel loro complesso rappresentano una miscela esplosiva, che è difficile combattere e tantomeno eliminare perché agire con successo su comportamenti non razionali, basati cioè essenzialmente sul sentimento e sulle opinioni dei due tipi di controparti non è facile.

Ciò che è da sconfiggere è in estrema sintesi l’avidità che li accomuna, cioè la brama di avere sempre di più e ad ogni costo, talvolta aggravata dall’avarizia e quindi da un grande e incontenibile amore per il denaro.

Dato che questa lotta difficilmente potrà essere vinta, il futuro non potrà differire molto dal passato e dal presente. Cambiare l’animo dell’uomo è infatti impossibile, salvo che lui lo voglia e che promuova il cambiamento lui stesso, ma se tale cambiamento fosse veramente un suo obiettivo primario potrebbe essere ottenuto quasi automaticamente, come purtroppo non è tuttavia quasi mai accaduto, ciò che non può renderci particolarmente ottimisti.

(1) Un’ analisi dei più clamorosi fatti del genere accaduti nel corso dei secoli vedi R. Ruozi, Crisi, panici e scandali bancari: passato e futuro, Dirigenza bancaria, n. 209. 2021.