Repetita (non) iuvant: perché gli errori finanziari continuano a ripetersi

Nonostante scandali, truffe e crisi ricorrenti, i risparmiatori continuano a cadere nelle stesse trappole. Informazione, razionalità e prudenza restano le uniche difese contro inganni antichi e nuovi

L’antica locuzione latina “repetita iuvant” stava a significare che le cose ripetute giovano nel senso che, a forza di essere ripetute, potrebbero venire apprese da chi le ascolta che dovrebbe quindi tenerle in considerazione nelle sue decisioni. Gli errori, una volta commessi, analizzati e compresi, dovrebbero perciò essere utilizzati per evitare che si ripetano.

Questo dovrebbe essere vero anche nell’attività finanziaria, nella quale gli errori, volontari o involontari, sono invece stati una costante e non si fermano mai.

Ciononostante, continuo a cercarli, a studiarli e a illustrarli nei miei scritti nella speranza che questo serva a qualcosa. La realtà dice che, purtroppo, ciò non avviene quasi mai. La lunga storia delle crisi finanziarie prosegue infatti inesorabilmente, con conseguenze anche devastanti sui principali stakeholder degli intermediari che ne sono protagonisti e che sono rappresentati pressoché sempre da operatori economici con  poca o nulla forza contrattuale come i creditori, specie quando sono costituiti da piccoli risparmiatori.

La prima cosa che bisognerebbe fare per cercare di ridurre se non eliminare (ciò che è sfortunatamente impossibile) tali crisi è quella di fornire ai terzi, come sono appunto i suddetti creditori, informazioni precise, trasparenti e veritiere sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale degli intermediari e, contemporaneamente, di fare in modo che i potenziali risparmiatori/ investitori /creditori possano avere tali informazioni da valutare prima di prendere decisioni,  dopo aver peraltro imparato ad analizzarle, per far sì che esse consentano di ottenere il rimborso degli investimenti e di incassare il relativo rendimento compatibilmente con la loro propensione al rischio.

Ciò impone che essi siano razionali, ma purtroppo i fatti costantemente dimostrano che sono invece dominati pesantemente da sentimenti più o meno diversi, incontrollabili e portatori di rischi e di danni che solo la razionalità e la competenza potrebbero, se non eliminare, almeno ridurre entro limiti fisiologici.

Basti pensare all’incredibile successo (si fa così per dire) di iniziative modellate sul vecchissimo schema Ponzi, dal quale tutti dovrebbero aver capito che è necessario stare lontani.
Anche recentemente, infatti, con operazioni del genere sono state “rubate” da intermediari fraudolenti ai loro creditori ingenti somme a Bolzano e nelle Langhe. I magistrati che indagano su di esse confermano che i relativi promotori hanno abusato della fiducia dei risparmiatori. Ma come si fa ancora oggi a dare fiducia a sconosciuti per il semplice fatto che offrono condizioni fuori mercato e che non potranno mai essere rispettate, facendo pensare che, in fin dei conti, quei risparmiatori hanno meritato la fine che i loro investimenti hanno fatto?

Ricordo anche varie iniziative truffaldine nel comparto delle cripto valute, sul quale, tuttavia, ciò che si poteva dire e soprattutto gli allarmi che si potevano dare, peraltro pressoché inutilmente, sono già stati dati. È quindi quasi incredibile constatare che i guai in quel comparto continuano non solo in Italia dove, fra l’altro, gli amministratori di una importante società ivi operante sono stati recentemente condannati per bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, formazioni fittizie del capitale e infedeltà patrimoniale, ma anche in altri paesi, compresi gli USA e la Russia. Non è perciò un caso che la Consob sia intervenuta qualche settimana fa bloccando una ventina di siti abusivi, ma sono certo che questo non fermerà l’offerta e la domanda di investimenti rischiosi e truffaldini come quelli sempre più diffusi nel mercato cripto.

Segnalo infine quanto sta avvenendo nel cosiddetto mercato del private credit, cioè quello di intermediari che raccolgono fondi emettendo titoli di vario tipo collocati nel mercato e utilizzati per concedere crediti a imprese o gruppi privati. Questo mercato ha avuto negli ultimi anni un forte sviluppo, favorito anche dalla relativa e progressiva debancarizzazione dell’economia, ma dopo molti successi ha iniziato a registrare crisi sempre più numerose e consistenti, tanto da aver attirato l’attenzione soprattutto delle autorità americane e britanniche, che stanno studiando i provvedimenti utili per controllarlo in modo migliore.

Tali controlli non sono tuttavia facilissimi anche perché non infrequentemente in questo mercato si registrano truffe e frodi molto complesse. In un caso di questi mesi, che sta tormentando non poco il mercato finanziario USA, la crisi di un colosso operante nel settore delle vendite e nel noleggio di componenti e parti di ricambio di autoveicoli, è stata, ad esempio, provocata contemporaneamente da operazioni fraudolente, come quelle di factoring nelle quali singole fatture sono state scontate più volte, e da un leverage esorbitante. Pertanto, i titoli nei quali i debiti sono stati incorporati mediante operazioni di cartolarizzazione avevano valori gonfiati rispetto a quelli dei beni che li garantivano. Anche i normali debiti bancari non garantiti hanno cominciato ad essere impagati e, nel complesso, tutto ciò è ricaduto ovviamente non solo sulle spalle delle banche finanziatrici, ma anche su quelle degli investitori istituzionali o privati che avevano acquistato titoli cartolarizzati.

È peraltro ben strano che entrambe queste due categorie di creditori abbiano fatto la stessa fine. Almeno le banche avrebbero dovuto accorgersi che la situazione del gruppo entrato in crisi era precaria, anche se i suoi rating erano positivi, ciò che può aver ingannato anche gli altri creditori. Le risultanze contabili si dimostrarono peraltro molto lacunose e si inseriscono in un contesto pericoloso, il quale dovrebbe confermare che prima di effettuare qualsiasi tipo di investimento finanziario occorre essere molto prudenti.

Chi vuole peraltro affrontare la sorte sperando nella fortuna non ha questi problemi, che per contro dovrebbero essere attentamente considerati dagli investitori normali e razionali.

Anche con una maggiore attenzione il comparto del private credit, dopo la serie di scandali che lo hanno caratterizzato, rimane comunque molto rischioso tanto è vero che si sta tendendo addirittura ad assimilarlo a quello dei junk bond, cioè dei titoli “spazzatura”, termine che si commenta da solo.