Relazione Banca d’Italia: l’intermediazione creditizia non bancaria nel 2024
Il 2024 si è chiuso con contrazioni nei prestiti, soprattutto verso le piccole imprese, nonostante segnali di allentamento monetario. Gli Intermediari ex art. 106 TUB (leasing, factoring, credito al consumo) consolidano le quote di mercato. Vigilanza rafforzata e focalizzata su rischi, governance e compliance.
(Estratto della Relazione annuale e Relazione sulla gestione e sulla sostenibilità della Banca d’Italia, 30 maggio 2025)

Il 30 maggio 2025 la Banca d’Italia ha presentato la Relazione annuale – anno 2024 e la Relazione sulla gestione e sulla sostenibilità, documenti che offrono una fotografia e un’analisi approfondita dell’economia e dell’evoluzione del sistema finanziario. Diverso spazio è dedicato all’analisi dell’intermediazione creditizia non bancaria, un comparto rilevante nell’ambito del sistema finanziario italiano, un comparto in espansione che affianca quello tradizionale bancario nel supporto all’economia reale.
I dati proposti illustrano le recenti dinamiche del credito e del sistema finanziario, evidenziando il ruolo crescente degli operatori non bancari, le trasformazioni in atto e le sfide per l’accesso ai finanziamenti da parte delle imprese, con implicazioni rilevanti per il loro sostegno e per la stabilità finanziaria.
Di seguito vengono riportati estratti selezionati delle Relazioni 2025, riorganizzati per temi, con l’obiettivo di fornire una sintesi articolata dell’evoluzione recente del credito, della struttura del sistema finanziario e delle attività di supervisione.
La dinamica del credito nel 2024
Nel 2024 la dinamica del credito in Italia è rimasta debole, seppure con segnali di ripresa favoriti dal progressivo allentamento della politica monetaria. I prestiti alle imprese hanno continuato a contrarsi, soprattutto per effetto di una domanda fiacca. Le condizioni di offerta si sono mantenute orientate alla prudenza, specialmente verso le imprese di minore dimensione.
Nel 2024 i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti del 2,6%; il calo si è attenuato nei primi mesi del 2025 (-1,5 a marzo). La contrazione del credito è stata più contenuta per le aziende di media e grande dimensione. Il calo del credito riflette prevalentemente la debole domanda di finanziamenti. Le condizioni di offerta da parte delle banche, anche se divenute meno restrittive, restano prudenti, soprattutto nei confronti delle piccole imprese, per le quali persistono ostacoli all’accesso al credito. Secondo l’indagine Invind, le difficoltà di accesso ai prestiti bancari rimangono significative tra le imprese manifatturiere.
Il tasso di deterioramento dei prestiti è leggermente aumentato, trainato da quello relativo alle imprese; nel complesso, tuttavia, la qualità degli attivi detenuti dalle banche si è mantenuta in linea con quella media dell’area dell’euro.
Prosegue il processo di trasformazione digitale del settore bancario italiano, la cui efficienza continua a migliorare grazie ai crescenti investimenti in innovazione. Si osserva inoltre il ricorso, seppure da parte di un numero limitato di banche, a nuove tecnologie – inclusa l’intelligenza artificiale – per la valutazione del merito di credito, con potenziali benefici per l’accesso al credito per le imprese più piccole e innovative.
La crescente consapevolezza dei rischi climatici si riflette nella concessione, da parte di circa un terzo delle banche italiane, di prestiti verdi alle imprese e alle famiglie – come ad esempio i mutui destinati all’acquisto di immobili ad alta efficienza energetica – caratterizzati da condizioni di offerta più favorevoli. Al contempo, le banche stanno progressivamente attuando i piani di azione previsti dalla Vigilanza in materia di rischi climatici e ambientali, con risultati soddisfacenti rispetto ai profili di governance e organizzazione; permangono invece ritardi significativi nell’adozione di una base dati completa e affidabile sui profili di rischio climatico e ambientale e nell’aggiornamento dei sistemi informatici.

Struttura del sistema bancario e non bancario
Alla fine del 2024 il sistema bancario era composto da 134 intermediari (uno in meno del 2023), ripartiti tra 53 gruppi e 81 banche individuali. Queste ultime comprendevano 39 banche di credito cooperativo (BCC), 33 società per azioni e 9 banche popolari. Ai 12 gruppi classificati come significativi (significant institutions, SI) nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism, SSM) era riconducibile oltre l’80% del totale degli attivi del sistema.
Le banche hanno proseguito la riorganizzazione dei canali di distribuzione: nel 2024 il numero degli sportelli è sceso di circa il 4% mentre quello dei dipendenti è rimasto sostanzialmente stabile.
Con riferimento agli intermediari finanziari non bancari, alla fine del 2024 erano iscritti nei relativi albi: 176 società di gestione del risparmio (SGR), 19 società di investimento a capitale fisso (Sicaf), 71 imprese di investimento – di cui 60 società di intermediazione mobiliare (SIM) italiane, 9 extra UE e 2 imprese di investimento di classe 1 autorizzate in altri Stati UE con succursale in Italia che soddisfano i requisiti previsti dall’art. 4, paragrafo 1, punto 1) lettera b), del regolamento CRR – 9 gruppi di SIM, 184 intermediari finanziari, 45 IP, 11 Imel. Erano inoltre censiti: 13 operatori del microcredito, 32 società fiduciarie.
Nell’ambito delle attività sugli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB, la Banca d’Italia non ha autorizzato nuovi soggetti e ne ha cancellati 4 dall’albo. Sono stati posti in liquidazione 2 intermediari e altrettanti sono stati oggetto di operazioni di incorporazione nel gruppo di cui facevano parte.


Impieghi, redditività, rischi e patrimonio
Nel corso del 2024 i prestiti delle banche sono diminuiti dell’1,2%. La riduzione ha riguardato soprattutto le erogazioni alle imprese (-2,6%) ed è riconducibile principalmente a una domanda debole, imputabile alle minori esigenze di finanziamento degli investimenti e agli ancora elevati tassi di interesse. Le condizioni di offerta si sono mantenute orientate alla prudenza, in particolare per le aziende di piccole dimensioni.
Al calo ha contribuito principalmente la debolezza della domanda, in un contesto di elevata incertezza e di condizioni di offerta rimaste restrittive. Secondo l’indagine trimestrale sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey, BLS), sull’andamento della domanda di finanziamenti in Italia hanno influito le minori esigenze di credito per investimenti e il più ampio ricorso all’autofinanziamento, oltre all’alto livello dei tassi di interesse osservato nella prima parte dell’anno.
La contrazione del credito è stata più intensa per le piccole imprese (-6,8%).
Con riferimento alla qualità degli attivi e al rischio di credito, nell’ultimo trimestre del 2024 il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto alla consistenza di quelli in bonis è aumentato all’1,4% (era l’1,2 alla fine del 2023), trainato dai finanziamenti alle imprese (2,4 contro 1,8); il rapporto è lievemente diminuito per le famiglie. L’indicatore si è tuttavia mantenuto su livelli molto bassi nel confronto con gli ultimi 15 anni.
Nell’anno le consistenze dei crediti deteriorati hanno continuato a ridursi, beneficiando anche del contributo delle operazioni di cessione (per circa 8 miliardi). Ciononostante, la debole dinamica dei finanziamenti ha fatto sì che il rapporto tra l’ammontare dei crediti deteriorati e il totale dei prestiti al netto delle rettifiche aumentasse leggermente, dall’1,4 all’1,5% (al lordo delle rettifiche è salito di 10 punti base, al 2,8%).
Con riferimento alla redditività e al patrimonio delle banche, il rendimento annualizzato del capitale e delle riserve (return on equity, ROE) delle banche italiane è salito al 12,8% (dal 12,3 nel 2023), il livello più elevato dal 2008.
Il miglioramento della redditività è ascrivibile principalmente all’incremento delle commissioni (9,5%), in particolare quelle derivanti dal risparmio gestito, e in misura minore all’ulteriore aumento del margine di interesse (3,7%). Il margine di intermediazione si è ampliato del 7,2%.
Alla fine del 2024 il capitale di migliore qualità (common equity tier 1, CET1) delle banche italiane è salito ancora su livelli storici elevati, al 15,9% (15,6 alla fine del 2023) degli attivi ponderati per il rischio (risk weighted assets, RWA).
Rispetto al 2023 il miglioramento complessivo della patrimonializzazione – pari a 30 punti base – è legato alla crescita del CET1 (2,1%), dovuta soprattutto al contributo positivo degli utili non distribuiti, che ha più che compensato l’impatto negativo delle operazioni di riacquisto di azioni proprie condotte dai due principali gruppi bancari.
Nel 2024 gli impieghi degli intermediari creditizi non bancari (si tratta degli intermediari iscritti nell’albo ex art. 106 del Testo unico bancario (TUB) operanti prevalentemente nei segmenti del leasing, del factoring e del credito al consumo; sono esclusi i confidi) hanno rallentato al 2,2% (da 3,7 nel 2023), a causa di un calo del 3,2% nel comparto del leasing, che ha registrato minori erogazioni di finanziamenti per beni strumentali e immobiliari. Nei settori della cessione del quinto dello stipendio o della pensione e del credito al consumo gli impieghi sono cresciuti rispettivamente del 9,8 e dell’8,1%, mentre è risultato pressoché stabile il mercato del factoring.
Gli intermediari creditizi non bancari detengono quote di mercato significative in ciascuno di questi comparti: 59,2%; 40,6 nella cessione del quinto dello stipendio o della pensione; 28,7 nel credito al consumo; 54 nel factoring.
La qualità del credito è rimasta sostanzialmente invariata: al lordo delle rettifiche di valore, l’incidenza dei finanziamenti deteriorati sul totale si è ridotta di 0,1 punti percentuali, al 3,5%.
La redditività degli intermediari creditizi non bancari si è mantenuta stabile; il rapporto tra il risultato di esercizio e il totale degli attivi è stato di circa l’1%, in linea con il 2023. Il rapporto tra i fondi propri e le attività ponderate per il rischio (total capital ratio) è cresciuto al 14% (13,3 nel 2023).
La consistenza delle cartolarizzazioni di finanziamenti bancari gestite dagli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB e operanti nel comparto delle attività di riscossione dei prestiti ceduti e di svolgimento dei servizi di cassa e di pagamento (servicing) si è ridotta del 5,1%; il 55,7% di tale ammontare riguarda sofferenze. La quota di mercato dell’ammontare complessivo dei crediti oggetto delle operazioni di cartolarizzazione gestita da questi intermediari è pressoché stabile nel confronto con quella gestita dalle banche, al 44,8% (al 69,7 se si escludono le operazioni di autocartolarizzazione).



Vigilanza e controlli sugli intermediari finanziari non bancari
L’azione di vigilanza consiste sostanzialmente nella definizione di norme e nell’esercizio di analisi e controlli. In questo quadro, l’attività normativa promuove il corretto funzionamento del sistema finanziario e dei soggetti che ne fanno parte, con regole che vengono definite a livello europeo e nazionale.
Nell’SSM (ndr Meccanismo di vigilanza unico o Single Supervisory Mechanism) i gruppi bancari e le singole banche non appartenenti a gruppi sono classificati come significativi (significant institutions, SI) o meno significativi (less significant institutions, LSI) sulla base della loro dimensione assoluta (valore dell’attivo) o relativa (rilievo nel sistema creditizio nazionale). La vigilanza prudenziale sulle SI è attribuita all’SSM, che a sua volta fa largo affidamento sulle risorse delle NCA. La Banca d’Italia partecipa alla supervisione su tutte le banche significative europee, con un maggiore coinvolgimento per quelle insediate in Italia, ed esercita direttamente la vigilanza sulle LSI italiane, seguendo linee guida e orientamenti decisi collettivamente all’interno dell’SSM in un’ottica di supervisione unitaria.
Le modalità concrete di supervisione su intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB, IP, Imel, SIM, i gestori di OICR e prestatori di servizi di crowdfunding variano a seconda del loro tipo di attività e dei rischi assunti. La vigilanza svolta dall’Istituto persegue il contenimento del rischio, la stabilità patrimoniale e la sana e prudente gestione degli intermediari, e si avvale di poteri analoghi a quelli previsti per le banche. I controlli, anche di natura ispettiva, sono svolti tenendo conto delle norme comunitarie e nazionali, nonché degli orientamenti emanati dall’EBA e dall’ESMA. La supervisione sugli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB è equivalente a quella sulle banche, nel rispetto del principio di proporzionalità considerando la minore complessità operativa, dimensionale e organizzativa degli intermediari, nonché la natura specifica dell’attività svolta; tuttavia, non essendo soggetta ad armonizzazione europea, è basata esclusivamente su norme nazionali.
La definizione delle priorità di vigilanza si basa sul processo di pianificazione strategica dell’Istituto relativa a un periodo triennale (2023-25), con revisione annuale delle attività per tenere conto di eventuali aggiornamenti legati ai rischi emergenti e alle principali vulnerabilità del sistema bancario e finanziario, anche alla luce dei cambiamenti nel contesto macroeconomico. Il piano è integrato e sinergico con le priorità di supervisione del Meccanismo di vigilanza unico e dell’EBA, pur considerando le specificità nazionali e le diverse competenze in termini di soggetti coinvolti, che per la Banca d’Italia includono anche gli intermediari non bancari.
Nel 2024 l’azione di vigilanza prudenziale sulle banche e sugli altri intermediari ha riguardato principalmente: (a) i rischi di credito, con approfondimenti sulla gestione dei crediti deteriorati e sull’efficacia delle operazioni di cartolarizzazione; (b) i rischi di liquidità e di tasso di interesse, avendo riguardo anche agli effetti della scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine; (c) il rischio informatico e le implicazioni connesse sia con le nuove tecnologie, sia con l’esternalizzazione dei servizi informatici; (d) l’adeguatezza patrimoniale e i modelli di business; (e) il rischio climatico e la finanza sostenibile; (f) gli assetti di governo societario.
Sono state condotte oltre 10.600 azioni di vigilanza conoscitiva e correttiva su banche e oltre 4.000 su altri intermediari finanziari non bancari (tav. 3.2).

Entrando nel dettaglio, nell’anno sono state condotte 4.186 azioni di vigilanza sugli intermediari non bancari. Per il ciclo SREP 2024 sono stati rivisti i criteri di selezione degli intermediari non bancari da sottoporre a benchmarking, considerando non solo la priorità strategica e la presenza di situazioni problematiche ma anche elementi di natura operativa.
Con riferimento alla vigilanza sugli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB, La Banca d’Italia non ha autorizzato nuovi soggetti e ne ha cancellati 4 dall’albo. A conclusione del ciclo SREP 2024, il 54% si è collocato in area favorevole (56% nel 2023). La redditività degli operatori risulta spesso modesta; sono stati rilevati aspetti da porre sotto attenzione relativamente al governo aziendale e ai presidi dei rischi operativi. La rischiosità creditizia ha risentito del contesto macroeconomico e dell’aumento dei tassi. La dotazione patrimoniale appare generalmente adeguata a fronte dei rischi assunti.
Sono stati adottati 650 provvedimenti (575 nel 2023) nei confronti degli intermediari non bancari, riguardanti in particolare gli assetti proprietari, le modifiche dell’operatività e le esternalizzazioni di funzioni operative importanti, oltre che le decisioni sul capitale per le SIM.
L’Istituto ha condotto 45 ispezioni su soggetti finanziari non bancari (47 nel 2023). Dagli accertamenti effettuati sui gestori di OICR sono emersi alcuni aspetti di problematicità con riferimento sia alle funzioni di compliance e risk management, sia al presidio dei rischi operativi e reputazionali connessi con le politiche di investimento. Le verifiche ispettive presso le SIM hanno evidenziato qualche caso di debolezza del modello di business e dei presidi del rischio operativo. Tra gli altri intermediari non bancari sono emersi casi di debolezza del modello di business, dei presidi patrimoniali, degli assetti di governo e controllo dei rischi operativi e di credito, nonché esigenze di rafforzamento in materia di antiriciclaggio e di trasparenza.
Nel 2024 sono pervenute all’Istituto 183 segnalazioni aziendali (214 nel 2023), di cui 13 whistleblowing (9 nel 2023). Si tratta di segnalazioni relative a violazioni normative o irregolarità di natura gestionale riscontrate presso banche, intermediari non bancari o infrastrutture di mercato.
Le segnalazioni hanno interessato in prevalenza le banche (oltre l’84%) e temi attinenti principalmente al governo societario (61), al capitale (58) e al rischio di credito (20).
I controlli sui comportamenti degli intermediari
La Banca d’Italia opera per garantire che i comportamenti di banche e intermediari finanziari nei confronti della clientela siano corretti e trasparenti. Ciò permette ai clienti di fare scelte consapevoli sulle caratteristiche, sui rischi e sui costi dei prodotti e dei servizi finanziari presenti nel mercato. In questo ambito l’Istituto: (a) partecipa alla creazione delle regole di trasparenza e correttezza, offrendo consulenza e supporto tecnico ai Ministeri competenti, anche nei processi legislativi europei; (b) predispone e aggiorna le normative secondarie, ossia le regole di attuazione attribuite per legge alla sua competenza; (c) analizza i rischi per la tutela dei clienti anche in relazione all’innovazione dei servizi finanziari e all’evoluzione dei modelli di business degli intermediari; (d) svolge attività di controllo e indirizzo, pubblicando comunicazioni e orientamenti di vigilanza per promuovere comportamenti corretti e rispettosi della disciplina di tutela; (e) fornisce supporto tecnico alle autorità pubbliche deputate alla prevenzione e al contrasto dell’usura.
La vigilanza sugli intermediari si è concentrata sui seguenti principali ambiti:
(a) adeguatezza degli assetti di governo e controllo interni;
(b) attenzione alla clientela nello sviluppo di modelli di business innovativi;
(c) correttezza del processo di gestione dei disconoscimenti di pagamenti non autorizzati dagli utenti;
(d) qualità dell’assistenza offerta ed efficacia della gestione di situazioni di difficoltà finanziarie dei clienti.
Nell’anno sono state condotte attività di vigilanza a distanza e ispettive (tav. 3.3), anche su altri temi (ad es. prestiti finalizzati del settore auto, finanziamenti contro cessione del quinto) per verificare il rispetto delle norme di settore e richiedere interventi correttivi nell’interesse dei clienti.
Le ispezioni hanno fatto emergere profili di attenzione ed esigenze di rafforzamento dei processi relativi in particolare alla governance dei prodotti, alla gestione dei disconoscimenti e dell’estinzione dei rapporti. Esigenze di miglioramento sono emerse anche in alcuni ambiti specifici, quali il prestito finalizzato, soprattutto con riguardo alla gestione dei reclami, al controllo sulla rete distributiva e all’offerta di prodotti abbinati, come le polizze assicurative.

I controlli in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo
Il sistema nazionale di prevenzione e contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo si fonda su una pluralità di autorità, che operano in stretto raccordo tra loro, tra cui il MEF, la Banca d’Italia, l’Ivass, la Consob, la UIF, la Guardia di finanza, gli organi giudiziari e investigativi. In questo contesto, alla Banca d’Italia spetta in particolare il compito di verificare il rispetto degli obblighi antiriciclaggio da parte degli intermediari bancari e finanziari (escluse le imprese e gli intermediari assicurativi).
La vigilanza AML si incentra sulla valutazione dell’efficacia dei presidi di cui gli intermediari bancari e finanziari devono dotarsi per evitare di essere coinvolti in attività di riciclaggio e per collaborare a individuare fenomeni di riciclaggio.
In materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, sono state condotte attività di controllo sia a distanza sia in forma ispettiva. Nell’anno l’Istituto ha effettuato oltre 600 azioni di vigilanza conoscitiva e correttiva e 43 accertamenti ispettivi.
L’attività di supervisione viene condotta sulla base delle informazioni acquisite nell’ambito della vigilanza a distanza e delle ispezioni, nonché utilizzando i dati provenienti da fonti esterne. A tale proposito, come da raccomandazioni dell’EBA, sono stati rafforzati gli scambi con la Vigilanza prudenziale, compresi quelli con la BCE, nonché con la UIF.
Nel 2024 sono stati sottoposti al percorso di analisi dell’esposizione al rischio ML/TF 36 dei 42 gruppi bancari e circa un terzo degli intermediari non appartenenti a gruppi (351 su 1.008). Inoltre sono stati effettuati 258 incontri con le funzioni di controllo degli intermediari (antiriciclaggio, internal audit e risk management) e sono state inviate 348 lettere contenenti richieste di chiarimenti e interventi.
Sono stati svolti 43 accertamenti ispettivi di cui: 31 accertamenti prudenziali che hanno interessato anche profili AML, 3 ispezioni aventi a oggetto tutto il comparto AML e 3 mirati su specifici processi AML, uno di follow-up che ha preso in considerazione anche aspetti AML. È in fase di conclusione una campagna tematica sulle modalità con le quali gli intermediari adempiono all’obbligo di monitorare le transazioni condotte dalla clientela; nel 2024 la campagna ha coinvolto 5 intermediari bancari.

*Estratto della Relazione annuale e Relazione sulla gestione e sulla sostenibilità della Banca d’Italia, 30 maggio 2025